Carica Pellizzari: "Alla Vuelta punto al primo successo. Vorrei conoscere Valentino Rossi"

2 ore fa 1

Giulio, 21 anni, cerca conferme dopo il 6° posto al Giro: "Aiuterò Hindley. Ma io punto al primo successo: dicevano che alla Red Bull avrei fatto solo il gregario, ho già dimostrato che non è così"

Ciro Scognamiglio

Giornalista

21 agosto - 09:38 - MILANO

Nell’attesa di cercare di prendersi il futuro, Giulio Pellizzari va forte in bici nel presente. Al Giro d’Italia era partito per aiutare Primoz Roglic, poi ritirato: il marchigiano si è messo in proprio e ha chiuso sesto, ma va aggiunto che non ha ancora 22 anni. E un Under 22 italiano alla corsa rosa non faceva meglio dal 1979, quando Giuseppe Saronni vinse (e Silvano Contini chiuse 5°). Da dopodomani, lo attende il debutto alla Vuelta che scatta da Torino - Reggia di Venaria - dove Pellizzari sarà un “osservato speciale” anche in chiave azzurre verso il Mondiale in Ruanda di fine settembre. Se infatti, come sembra, la Federciclo riuscirà a portare un azzurro elite in più (6 invece di 5), ecco che quell’azzurro potrebbe essere proprio Giulio... Intanto ieri ha fatto prove di cronosquadre (tappa 5) con i compagni e il ds Patxi Vila: oggi (19.30-21) presentazione dei team in Piazzetta Reale a Torino.

Pellizzari, l’ultimo suo impegno prima della Vuelta è stato la Vuelta a Burgos: 5 tappe, ha chiuso quarto in classifica. Come si è sentito?

"Bene, tutto sommato. O meglio: ho patito più del dovuto, anche perché è stato il primo vero impegno dopo il Giro d’Italia. Però, se soffri ma in qualche modo stai davanti, è decisamente meglio di soffrire e staccarsi...".

 Come aveva gestito il post-Giro d’Italia?

"Dopo il riposo, il periodo più importante è stato a luglio, quando ho fatto tre settimane di altura a luglio con i compagni, dal 6 al 27. Per questo alla Vuelta a Burgos, che è iniziata il 5 agosto, pensavo di fare più fatica. Anche se sono un agonista e quando mi stacco da qualcuno non mi fa piace".

Si riferisce a qualcuno in particolare?

"Beh, a un amico come Isaac Del Toro a Burgos (ha conquistato la classifica finale; ndr)... Come avete visto, il secondo posto al Giro gli ha dato tanto morale, ha anche un ottimo spunto veloce e in queste ultime corse ha vinto tanto. Abbiamo la stessa età ed è più avanti di me. Mi stimola: vederlo già a questo livello mi dà morale e fiducia sul fatto che tra non troppo potrò raggiungerlo".

Il mio amico Del Toro va più forte di me: uno stimolo per fare meglio 

Dal Giro lei con quali sensazioni era uscito?

"Tanta consapevolezza sul potermi giocare in futuro qualcosa di importante. Però ho molto da lavorare, perché il gap è ancora grande. Non mi posso fermare certo adesso".

Ora il secondo grande giro nello stesso anno a neppure 22 anni: è una sfida in più?

"Devo dire che non è un programma eccessivo, anche perché tra Giro e Vuelta ho corso poco. E al Giro ero arrivato con solo una decina di giorni di competizione. Non penso affatto di essere “sfruttato” troppo. Sono contento di essere alla Vuelta, lo considero il miglior modo per crescere ancora".

Che obiettivi avrà?

"Jai Hindley sarà il capitano per la classifica, e io lo supporterò. Ma sono già d’accordo con il team che potrò avere le mie occasioni al cento per cento, quando avrò la gamba nelle tappe giuste. La Vuelta ha un bel percorso, tanti arrivi in salita. Io non ho ancora vinto da pro’ e sarebbe bello farlo su questo palcoscenico...".

Ha seguito il Tour in televisione? Che cosa l’ha colpita?

"Che sono andati fortissimo ogni giorno... Spero, tra uno-due anni, di esserci anche io".

Che cosa pensa delle dichiarazioni di Pogacar nella seconda parte del Tour, e anche dopo, che lasciavano intendere una certa stanchezza mentale?

"Mi ha fatto un po’ strano, mi è dispiaciuto. Siamo abituati a vederlo e sentirlo in un altro modo. Ma ha sempre pressione e gente intorno, ci può stare...".

Pogacar ha tanta pressione e gente attorno, ci sta che sia stanco

Alla sua Red Bull, nel 2026, arriverà anche Remco Evenepoel...

"Sono molto contento. È un valore aggiunto, e alzerà il livello di tutti. Quanto a me, sento la fiducia del team ed è fondamentale. Ci sono tante gare, ci sarà spazio per tutti. Vi ricordate quello che si diceva l’anno scorso?".

A che cosa si riferisce?

"Che arrivavo alla Red Bull per fare il gregario. Invece... Io non ho cambiato idea: se si va forte, i freni non te li tirano. E poi, è importante essere seri. Vedi il Giro: ho dimostrato che possono fidarsi di me, e ora stanno ricambiando".

Giulio, chiudiamo con una curiosità visto che sta per partire anche il campionato di calcio. Come vede il suo Milan?

"Ora non posso andare a San Siro, ma quando finisce la stagione del ciclismo spero di recuperare... Per me Allegri come tecnico è una garanzia, mi è sempre piaciuto. La passione per il Milan me l’ha trasmessa il mio nonno materno Mario. Per il Milan e anche per Valentino Rossi, che prima o poi spero di conoscere...".

Leggi l’intero articolo