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Una nuova generazione di fenomeni si sta affacciando da protagonista sul palcoscenico della Formula 1. Ragazzi nati dopo il 2000, quando Alonso aveva già vinto i suoi due Mondiali con la Renault...
Largo ai ragazzini terribili. In Messico è toccato a Oliver Bearman farsi notare per un quarto posto al volante della Haas che ha il sapore dell’impresa. Il piccolo “Orso” inglese non è nuovo a prodezze di questo tipo. L’anno scorso fu chiamato all’ultimo momento dalla Ferrari in Arabia Saudita per sostituire Carlos Sainz, operato d’urgenza d’appendicite, e lasciò tutti di stucco conquistando subito il settimo posto e i primi punti in F.1 all’esordio. Non gli tremarono i polsi, nonostante avesse solo 19 anni e zero esperienza a certi livelli, prova di un talento maturato in fretta. La conferma, se ve ne fosse stato bisogno, è arrivata sul circuito messicano: Bearman ha viaggiato anche in zona podio, riuscendo a respingere negli ultimi giri gli assalti della McLaren di Oscar Piastri (con l’aiuto della “virtual safety car”) e a raccogliere 12 punti importantissimi per lui e per il team americano motorizzato da Maranello. Peraltro Ollie aveva brillato anche in qualifica entrando nella Top 10. Figlio di un broker assicurativo di successo e cresciuto a suon di vittorie con la Prema nella F.4 italiana e nelle altre categorie propedeutiche, è stato inserito nel vivaio Ferrari Driver Academy quando era team principal Mattia Binotto e all’epoca messo sotto contratto dal Cavallino per appena 400 mila euro, una cifra minima considerate le sue qualità. La Ferrari farà bene a puntare su di lui in futuro, quando ci sarà da ringiovanire la rossa, sperando che Bearman continui a progredire come sta facendo in questa prima stagione completa in F.1. La generazione Z si è affacciata prepotentemente nei GP e minaccia presto di sovvertire le gerarchie rispetto ai mostri sacri. Quest’anno ha visto brillare Andrea Kimi Antonelli, debuttante sulla Mercedes e a podio già in Canada prima di completare l’esame di Maturità a scuola, ma anche il francese Isack Hadjar, meno atteso del nostro campioncino eppure capace di centrare un sorprendente terzo posto in Olanda sulla Racing Bulls. E che dire del brasiliano Gabriel Bortoleto, nuovo pupillo di Binotto alla Sauber-Audi, che si è già piazzato per cinque volte a punti dando filo da torcere a un grande volpone come il compagno di squadra Nico Hulkenberg? Basta leggere le loro schede anagrafiche per comprendere la rivoluzione già in atto: Hadjar e Bortoleto sono del 2004, Bearman è del 2005, Antonelli addirittura del 2006. Erano appena nati quando Fernando Alonso, 44 anni, vinceva i suoi due Mondiali con la Renault.









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