Alessandro Quarta: "Sono un rocker con il violino, in Italia non c'è meritocrazia"

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L'artista torna con la versione rimasterizzata del suo album 'I Cinque Elementi'. "Venezi a La Fenice? 'Oggi nessun italiano può ricoprire in quel ruolo"

"Sono un rocker che ha conquistato la classica. Il rock è sempre esistito basta ascoltare il ​​Concerto BWV 1052 di Bach a tutto volume in cuffia o l'Estate di Vivaldi o il Cum dederit di Vivaldi. Nel '600 dominava la sensualità, perché la musica è sensualità, è goduria. Se mettiamo un ostacolo, come un vestito o un'etichetta, non ce la viviamo più". A parlare all'Adnkronos è Alessandro Quarta, violinista, polistrumentista, compositore e arrangiatore italiano acclamato a livello internazionale, che non usa mezzi termini per descrivere la sua visione della musica e della cultura. E affonda: "In Italia non c'è meritocrazia".

Quarta torna sulla scena musicale con 'I 5 Elementi' , la rimasterizzazione del suo celebre album con la partecipazione del pianista Giuseppe Magagnino e l'Orchestra de I Solisti Filarmonici Italiani. Un'opera che l'artista definisce "un viaggio musicale evocativo e filmografico che unisce note contrastanti; dalle malinconie struggenti a quelle sensuali, dalle melodie avvolgenti ai ritmi rock incisivi e potenti". L'album, interamente strumentale, vede il violino solista dialogare con orchestra e pianoforte, creando un tessuto sonoro ricco di sfumature. Il suo rapporto con lo strumento, un violino Guadagnini del 1761, è viscerale. "Molto più di un partner. C'è un rapporto carnale, lo vedo come la mia donna. C'è passione, sensualità, erotismo. È un puro godimento. In altri momenti, è un prolungamento del mio corpo: sto suonando la mia anima".

La decisione di rimettere mano al progetto nasce dall'incontro, propiziato da Red Ronnie, con Giulio Cesare Ricci della Fonè Records. "Lui, 42 anni fa, ha inventato un suono, acquistando tutte le macchine valvolari dagli studi di Abbey Road con cui avevano registrato Beatles e Pink Floyd. Gli ho dato l'album, se n'è innamorato e dopo un mese mi ha mandato il master. Mentre lo ascoltavo, sono rimasto 20 minuti a guardare il soffitto pensando: 'Questo è il mio suono, che meraviglia'". Per Quarta, il cerchio si è chiuso: "Registrato nell'auditorium più bello del mondo, quello di Cremona, con uno dei tre pianoforti più importanti al mondo, un violino Stradivari e i migliori musicisti italiani. Mancava solo il suono migliore in assoluto, quello del signor Ricci".

Immergersi nel suono analogico, per l'artista, è "un ritorno al passato, dove ci sono passione, lavoro e dedizione". Una scelta in controtendenza rispetto all'era digitale. "Viviamo in un'epoca dove la parola chiave è 'velocità': 15 secondi su Instagram, 9,99 euro per scaricare tutto. Non c'è più attenzione all'ascolto". Secondo Quarta, il pubblico è pronto per un ascolto più consapevole. "La gente ha fame di cultura, ha fame di sapere. Se ci fosse la volontà da parte dei media, delle televisioni, delle radio, di convogliare la bellezza del suono e dei contenuti, la gente risponderebbe. Verdi disse una cosa bellissima: 'Torniamo al passato e troveremo il futuro'".

Definito 'Musical Genius' dalla Cnn e premiato a Montecitorio come 'Miglior Eccellenza Italiana nel Mondo', Quarta ha una carriera che è un ponte tra generi, dalle collaborazioni con leggende della classica come Zubin Mehta e Mstislav Rostropovich a icone rock come Carlos Santana e Joe Cocker. Una versatilità che nasce dalla sua concezione della musica, libera da etichette. "Per me non esistono gli stili musicali: classica, pop, rock, jazz... sono etichette che abbiamo messo noi. Se dicessimo ai ragazzi, ma soprattutto agli adulti, di smettere di pensare alla 'musica classica' come a una 'rottura di palle', scoprirebbero mondi incredibili. Togliamo il frac dalla musica classica".

L'analisi di Quarta si fa tagliente quando affronta il sistema culturale italiano, a partire dalla recente polemica sulla nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale della Fenice. "Sono certo che in Italia, in questo momento, non esista nessun direttore che possa ricoprire un ruolo del genere. Non parlo di Venezi o di politica. Per essere capo di un teatro come La Fenice serve un'esperienza enorme e, oggi, nessun italiano può ricoprire in quel ruolo". La sua è una denuncia senza appello: "In Italia non esiste la meritocrazia. Vediamo ministri che un giorno si occupano di strade e il giorno dopo di medicina. Abbiamo toccato il fondo, ma non è che si risale: si inizia a scavare. E noi di metri in profondità ne abbiamo fatti parecchi". Il problema, secondo il violinista, è di mentalità e di esempio. "Per dirigere un'orchestra, per insegnare, devi essere più bravo degli altri". La critica si estende a Sanremo: "Non lascerei decidere i brani al conduttore, metterei una giuria di musicisti competenti". Dopo aver riaperto il cassetto de 'I 5 Elementi', Quarta ha già un altro progetto in mente. "Assolutamente sì. È un progetto concretissimo. Però non lo posso dire adesso", conclude. di Loredana Errico

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