Yamal, ma che succede? Solo, fuori condizione e senza una guida. E il Real lo punisce

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Provocato dal Madrid e sovraccaricato di responsabilità, il 18enne porta un peso troppo grande. Il club blaugrana gli ha consegnato le chiavi, ma non una struttura che lo protegga

Corrispondente da Madrid Filippo Maria Ricci

27 ottobre - 16:50 - MILANO

Scornato. Sbeffeggiato. Cazziato. Limitato. Lamine Yamal è uscito malissimo dal Clásico di questa torrida domenica pomeriggio al Bernabeu. Una sola partita di queste dimensioni porta con sé strascichi pesanti. E per rifarsi bisogna aspettare dei mesi. 

LA SFERZATA

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Lamine Yamal ha sbagliato, è stato imprudente. Ha surriscaldato dialetticamente la sfida col Madrid senza pensare che fisicamente è assai lontano dalla sua forma migliore. La pubalgia che lo tormenta da settimane gli impedisce di essere esplosivo, di partire nel breve lasciandosi dietro chiunque, lo trasforma in un giocatore ordinario. “Fai solo passaggi all’indietro” la frase di scherno gettatagli addosso da Vinicius sul prato del Bernabeu. Una sferzata alla quale non si può dire nulla sul piano tecnico. Col Madrid Lamine non è mai riuscito a incidere, a partire in diagonale da destra verso sinistra seminando avversari e panico.

'PARLI TROPPO'

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La seconda stoccata gli è arrivata a fine gara, ed è altrettanto vera e dolorosa allo stesso tempo: Dani Carvajal, capitano del Madrid e uno dei capitani della nazionale spagnola, gli ha fatto con le dita il gesto di chi parla troppo. Da lì è partito il tumulto che ha chiuso la partita, con la polizia sul prato in buon numero. Eeeeh, no, non è stata una grande idea quella di andare allo stream della King’s League noto come ‘Chup Chup’ a dire, testuale, che “Il Madrid ruba e si lamenta”.

IL CONFRONTO

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Apriti cielo. E via ai paragoni: “Messi non avrebbe mai fatto una cosa del genere”. Cosa c’entra Leo? È che Lamine ha la ‘10’ sulle spalle, guadagna 5 volte quello che guadagnava l’argentino alla sua età ed è l’erede naturale del giocatore che ha cambiato la storia del Barça. A Madrid lo temono da morire, e quando lui ha esposto il fianco con la sua battuta da divano con gli amici e la Play dalla capitale è partita la contraerea.

ECCO ELVIS

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Il Bernabeu l’aspettava, il Bernabeu l’ha massacrato con fischi e insulti, il Bernabeu ha gioito per ogni sua difficoltà. “La paura l’ho lasciata a Rocafonda tanti anni fa” aveva scritto su Instagram il ragazzo con l’apparecchio prima del Clásico su Instagram. Sulla stessa piattaforma è arrivata la terza bordata dagli avversari di bianco vestiti. Jude Bellingham ha commentato il 2-1 sul Barcellona su Instagram: foto della celebrazione del suo gol, il commento “Talk is cheap”, parlare è facile, e la canzone di Elvis Presley ‘A little less conversation’ che invita a fare di più e parlare di meno. A Lamine Yamal saranno fischiate le orecchie. 

TRA LEO E GERI

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Vini, Carva, Jude. Tre modi diversi di dire a Lamine Yamal la stessa cosa. Il 18enne del Barça ovviamente fa spallucce. In sua difesa è intervenuto il padre, tipo che non perde occasione di andare a cercare pubblicità dal riflesso del figlio, ma la sensazione è chiara: qualcosa non va nella vita e nella gestione del più grande talento esploso in Spagna negli ultimi anni. Il Barcellona gli ha dato le chiavi del club, vorrebbe farne un Messi ma si sta ritrovando in mano un Piqué, e infatti l’ex difensore era presente la sera del ‘Chup Chup’ la scorsa settimana. Rideva sornione. Poi ha detto che Lamine Yamal va difeso e lasciato in pace, ma lui non ha fatto nessuna delle due cose. E il rapporto tra i due dev’essere di rilievo, perché El Pais e El Periodico hanno detto che Lamine è in trattativa per comprare la ‘mansion’ che Piqué divideva con Shakira nell’elegantissimo barrio di Esplugues a Barcellona prima di tradire la cantante e mandare all’aria il matrimonio. Prezzo della casa: 14 milioni di euro.

IL FARO

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Questo Barcellona senza grandi stelle mediatiche, Lewandowski è a fine corsa, Pedri è un fenomenale timido, Raphinha, De Jong, Dani Olmo, Koundé non emergono come personaggi trascendenti, vede in Lamine Yamal il suo faro. Come lo era Messi, che però intorno aveva Piqué e Puyol, Dani Alves e Busquets, Xavi e Iniesta, Mascherano e Fabregas, un allenatore come Guardiola che non ebbe dubbi nell’allontanare Ronaldinho e Deco, e poi Eto’o, tre mostri sacri, per proteggere Leo e togliergli di torno influenze che Pep considerava negative.

LA SOLITUDINE

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Lamine è solo. Il padre e la madre non lo aiutano, Jorge Mendes è lontano, gli amici sono dei ragazzini come lui. E i soldi sono sempre di più. Una cifra immensa come la fama che è arrivata prestissimo con tutto il suo carico di adulazioni e trappole. Ogni cosa che fa assume un rilievo superiore alle attese e alla media, viene ingigantito e spesso gli si ritorce contro. Lui vuole vivere, e vuole farlo alla sua maniera, ma non fa i conti con la notorietà e l’esposizione.

PROBLEMA NAZIONALE

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E ora vedremo cosa succederà in nazionale: nel turno di settembre De la Fuente ha fatto giocare Lamine Yamal con iniezioni di antidolorifici e Flick si è infuriato attaccandolo frontalmente. Nel turno di ottobre è rimasto a casa, acciaccato. Vedremo cosa succederà a novembre. Per De la Fuente è fondamentale, e andrà ricucito lo strappo con Carvajal. Non siamo ai livelli di conflitto del 2011, quando Del Bosque chiese a Puyol di mediare nella crisi tra Xavi e Casillas, però la tensione è evidente. Lamine Yamal va protetto, dalla sua gioventù, dalla sua esuberanza, dalla sua inesperienza. In ballo per Barcellona e Spagna c’è un patrimonio inestimabile di talento.

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