Westbrook alla fine va ai Kings. Da Jokic a Sabonis, un altro centro passatore per innescarlo

2 ore fa 2

Il 9 volte all star accetta il minimo salariale perché voleva restare in California, dove vive la famiglia, ma a Denver poteva competere per il titolo, qui al massimo per un posto ai playoff, da vice Schroeder. Come andrà l'intesa con il lituano?

Riccardo Pratesi

Collaboratore

15 ottobre - 21:13 - MILANO

Russell Westbrook ai Sacramento Kings. Il regista trova squadra in extremis, a meno di una settimana dall’avvio della stagione Nba 2025-26 in programma il 21 ottobre. Il 36enne californiano era in contatto con i Kings sin da giugno, firmerà domani un contratto annuale al minimo salariale per un veterano, da oltre 3 milioni di dollari. Si tratterà della 18ᵃ stagione Nba per Westbrook, per la settima squadra diversa. Il 9 volte All Star, Mvp della lega nel 2017, ha vestito per 11 anni la maglia di Oklahoma City, per uno e mezzo (un campionato a metà) quella delle squadre di Los Angeles, Lakers e Clippers, e ha giocato una stagione con Washington, Houston e Denver, il suo ultimo indirizzo, sinora. Ai Kings dovrebbe essere il cambio in regia del tedesco Dennis Schroeder, miglior giocatore del recente Europeo di Riga dove ha conquistato la medaglia d’oro.

decisione discutibile

—  

Westbrook a inizio estate aveva declinato l’opzione di rinnovo con i Denver Nuggets, appunto, nonostante fosse reduce da una stagione positiva per minutaggio di impiego, ruolo e rendimento, sia in stagione regolare che ai playoff dove la franchigia del Colorado era uscita al secondo turno arrendendosi in Gara 7 ai futuri campioni Nba, i Thunder. I numeri di Russ sono clamorosi per quell’età e quello stipendio, prendeva li minimo salariale pure a Denver: 13.3 punti, 6.1 assist e 4.9 rimbalzi per partita, settimo classificato come miglior sesto uomo stagionale. Westbrook è nativo di Los Angeles e ha preferito tornare in California, la famiglia ha base nella città degli angeli, non lontana da Sacramento, che è la capitale statale. Certo ai Nuggets avrebbe potuto lottare per il titolo, oltre che continuare a giocare con Nikola Jokic con cui aveva stabilito un buon feeling sul parquet e in spogliatoio, mentre ai Kings potrà nella migliore delle ipotesi sperare in una qualificazione ai playoff, tra l’altro parecchio complicata considerata la feroce concorrenza nella Western Conference.

i soliti kings

—  

Gli avevano da mesi promesso un posto in organico. Ma nel frattempo non erano riusciti a piazzare Malik Monk, che vedevano come esubero, ma che non ha avuto mercato a livello di scambi. E dunque Sacramento ha tergiversato ancora e ancora, riducendosi a offrire a Westbrook un contratto last minute. Ai Kings non ha grande logica in un contesto di troppi esterni realizzatori, Schroeder, DeMar DeRozan, Zach LaVine e appunto Monk, e non abbastanza facilitatori tradizionali. Westbrook dovrebbe alternarsi con Schroeder in regia, il senso è che dalla panchina la scorsa stagione i Kings sono stati 28esimi per punti prodotti e 29esimi per assist smazzati. Westbrook sistemerà queste cifre, oltre a portare in dote agonismo, intensità e etica del lavoro. Ma in una squadra che manca di giocatori cerebrali sul perimetro non è la tessera del puzzle ideale. Starà a coach Christie trovare la giusta alchimia e gli incastri verosimili.

lui e sabonis

—  

Westbrook passa da un super lungo europeo all’altro. Domantas Sabonis non è Jokic per valore assoluto, ma è un mini Joker per caratteristiche. Russ potrà innescarlo in transizione, giocare a due con lui sfruttando le qualità di passatore del lituano e pungolarne l’orgoglio in difesa con l’inconfondibile carica agonistica. Non è l’aggiunta ideale sul piano tecnico, ma al minimo salariale per una singola stagione è comunque un affarone. E poi diciamocelo: Westbrook è stato inserito non per caso tra i migliori 75 giocatori Nba ogni epoca, l’imminente stagione mica poteva cominciare senza di lui…

Leggi l’intero articolo