Volandri: "Il ranking in Davis non conta". Berrettini: "Capisco Musetti e Sinner, ma non è l'ultima chance"

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Gli azzurri scenderanno in campo mercoledì contro l'Austria. Il capitano: "Quest'anno il sorteggio è equo, ma questo torneo fa storia a sé. Siamo forti"

Giorgio Burreddu

Collaboratore

17 novembre - 20:18 - MILANO

È l’Italia che non molla. Quella che all'occorrenza sa anche soffrire. A denti stretti. E col cuore in gola. “Questo non è un torneo normale. È una competizione piena di sorprese e il ranking non lo dobbiamo guardare”. Comincia qui la Coppa Davis degli azzurri, la coppa del mondo del tennis (recitano i backdrop in sala stampa), una competizione bella, dura, impervia. Mercoledì l’Italia inizierà il suo torneo contro l’Austria. Capitano Volandri è sicuro: “Non giochiamo per la terza, ma per la Davis del 2025. Siamo una squadra forte. Tanto rispetto per l’Austria, ma siamo pronti”. Senza la potenza di Jannik Sinner e l’eleganza di Lorenzo Musetti, l’Italtennis si affida a quelli che non si perdono d’animo. Da Berrettini a Sonego. E poi Cobolli, Bolelli e Vavassori. Più responsabilità senza Sinner? Berrettini, cappellino in testa, sorride: “La responsabilità è sempre relativa, quando uno viene convocato e sogna di giocare queste partite si crea sempre la chance di essere pronto. Quando si entra in campo con la maglia della nazionale si sente la responsabilità di dare tutto. Si vince e si perde insieme. Sappiamo che sarà molto dura. Ma non ho ruolo diverso dagli altri. Siamo uniti e siamo pronti”.

squadra

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Bologna di sera, con i padiglioni della Fiera che da oggi diventeranno un’arena. Anzi, la Supertennis Arena. Una specie di luna park da diecimila posti. Con i campi, le tribune, i neon. Uno show. E l’Italia proverà a vincerlo per la terza volta. Volandri però alza la voce. È calmo, pacato, ormai collaudato da capitano di questo team azzurro. “Sappiamo che la Coppa Davis non è un torneo normale. È completamente diverso. Sappiamo che la maggior parte delle volte il ranking non conta, quindi non mi sorprende. Credo che quest'anno il sorteggio sia abbastanza equo. Quindi sì, combatteremo per loro e basta. Vedremo”. Il fantasma di Sinner non c’è, ma in qualche modo si sente. Chiedono a Cobolli se è lui il leader. Anche l'altro azzurro sorride e cerca le parole giuste: “Cerchiamo di aiutarci a vicenda in ogni momento della giornata. Allora, la mia squadra, tutti noi siamo in questa squadra. E non vediamo l'ora di giocare la prima partita”.

leadership

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Servono carisma, leadership, esperienza. Berrettini è il leader: “Non so se lo sono, ma ho tanta voglia di stare qui. Capisco le scelte di Musetti e Sinner. Abbiamo vinto e perso insieme, non sarà l’ultima chance". Ma, dice Berrettini, “siamo davvero una nazionale fortissima”. E con la maglia azzurra addosso “mi sento bene”. È Berrettini l’uomo che ha iniziato la lunga marcia azzurra: “Fa piacere. Ma è giusto anche ricordare Fognini, che è stato top ten e ha portato avanti la Davis per anni. Mi sento un tassello importante del tennis italiano”. E aggiunge: “Il movimento è sano. Ci sono tanti ragazzi e ci stimolano insieme”. L’altra sera i dati audience parlavano di un tennis superiore rispetto all’Italia del calcio. “Sinner e Alcaraz adesso muovono tantissimo. Non solo in Italia, ma nel mondo. Era un evento importante, ma qualche anno fa sarebbe stato impensabile. Grazie a Jannik numero uno. Anzi, due. Ma anche grazie a noi, c’è tantissimo tennis da guardare. La gente si è appassionata alle nostre storie”. E aggiunge: “Noi siamo lì a guardare Alcaraz e Sinner. E magari batterli quando sarà il caso”.

amicizia

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C’è un momento emozionante. È quello tra Berrettini e Cobolli, cresciuti nei circoli di tennis, amici fin da piccoli. “Il fatto di guardarci indietro ogni tanto va fatto. Tutti partono come bambini che cercano di acchiappare la pallina. E poi all’improvviso ti trovi sui campi di Wimbledon”. Berrettini riflette, pesa le parole. “Ogni tanto riguardo le cose vecchie, ripenso ai momenti. Con Flavio eravamo piccoli, non c’era il sogno della Davis, c’era solo la voglia di divertirsi e basta. È bellissimo pensare di aver fatto questo percorso insieme. Abbiamo tante storie in comune e intrecciate. È bello pensare di lottare per qualcosa di così grande”. Ora che il calcio va così, meglio aver scelto il tennis. Cobolli non ci pensa troppo: “Il calcio non faceva per me assolutamente”. E ancora: “Io e Matteo ci conosciamo da tanto tempo. Per me è un punto di riferimento della vita e sul campo da tennis. Essere qui è un sogno. Adesso siamo a Bologna, e siamo tutti pronti per questa grande sfida”. In caso di vittoria, l’Italia giocherà (venerdì) la semifinale contro la vincente di Francia-Belgio.

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