Vi presento Estupiñán: "Gli occhi di chi sa di potercela fare. E quelle lacrime d'amore..."

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Il primo giocatore ecuadoriano nella storia del Diavolo raccontato da chi lo conosce bene, Javi Recio, ex d.s. Maiorca: "Non è Theo, ma è pronto per gestire la pressione, i tifosi se ne accorgeranno vedranno"

Lorenzo Cascini

30 luglio - 08:56 - MILANO

Riobamba, Ecuador. Uno stadio da poco più di dieci mila posti. È l’inverno del 2017, si gioca il Sub20 e in tribuna ci sono decine di direttori sportivi a caccia di talenti. La squadra di casa va molto bene e sulla fascia spicca un esterno di gamba e forza, che fa su e giù come un treno. “Come si chiama il 6?”, chiede qualcuno sugli spalti. “Pervis Estupiñán”, la risposta. Tra gli scout ce ne è uno più determinato degli altri che, dopo la partita, riesce a strappare una chiacchierata con il ragazzo e la sua famiglia. Si chiama Javi Recio e al tempo era il direttore sportivo del Maiorca. “In 5 minuti gli spiego il progetto, lui mi guarda con occhi entusiasti, ma mi confessa che andrà a giocare al Watford”. Però è scattata una scintilla: le loro strade si ricongiungeranno tre anni dopo. 

pressione e lautaro

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Quando Javi racconta Estupiñán lo fa con lo sguardo e con la voce di chi è fiero di averlo scovato, seguito e aiutato a migliorare. “In Ecuador mi aveva stupito per la forza fisica e per il piede. Chiuse quel Sub 20 con 4 gol, il capocannoniere fu Lautaro con 5”. Oggi si ritroveranno in Serie A da avversari. “Sono certo che non sentirà la pressione e si adatterà in fretta al vostro calcio. A San Siro vedrete lo stesso Pervis che mi stregò quel pomeriggio a Riobamba. Ricordo perfettamente i suoi occhi, decisi e determinati nel dover arrivare in Europa e farcela nel calcio. Però, devo correggermi: offensivamente troverete quel giocatore lì, mentre dal punto di vista difensivo è un altro. È migliorato in modo incredibile, soprattutto per disciplina e tattica”. 

lacrime: "Come faccio ad andare via da questa gente"?

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A metà della chiacchierata Javi pesca un paio di cartoline. Ce le manda su whatsapp mentre parla. “Qui eravamo alla festa per la promozione. Io e lui avevamo parlato la settimana prima perché mi aveva chiesto di essere ceduto. Lo voleva l’Osasuna e lo avevano convinto. Ma durante i festeggiamenti, quando i tifosi si mettono a cantare il suo nome, lui si scioglie, mi abbraccia e scoppia a piangere. ‘Come faccio ad andare via da questa gente?’, mi sussurra. Io gli rispondo di godersela e di non pensarci. È un momento che conservo nel cuore e che fa capire che ragazzo è Estupiñán”.

"peggio di così non puoi fare"

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Chi lo conosce lo racconta come un grande professionista, molto dedito al lavoro e un po’ timido, che ci mette ad aprirsi con le persone che non conosce. La palla ora passa a Braulio Vazquez, direttore tecnico dell’Osasuna. Fu lui a convincerlo e a portarlo via da Maiorca. “Di Estupiñán ricordo le sedute tattiche per farlo migliorare in difesa. Era un disastro, soprattutto a livello di posizionamento. Quando è andato al Villarreal ho chiamato Emery e gli ho raccontato del lavoro fatto con lui, consigliandogli di insistere su quel fondamentale. Se vedete nei due anni successivi è cresciuto tantissimo”. Anche Vazquez racconta aneddoti in serie. Ogni tanto si ferma come se volesse fermare quel ricordo e riviverlo di nuovo. “Siamo nello spogliatoio dopo una sconfitta con la Real Sociedad e Pervis è disperato. Non si dà pace, non vuole andarsene. Così lo abbraccio e gli dico ‘tanto peggio di così non puoi fare’. Lui quasi quasi mi manda a quel paese, poi mi abbraccia e usciamo ridendo. Da lì in poi è migliorato un sacco. Non penso sia stato un caso”. 

crescita esponenziale

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Sui miglioramenti le versioni dei due d.s. coincidono. D’altronde lo hanno avuto in tre anni cruciali della sua crescita. Javi nel 2018 a Maiorca e Braulio fino al 2020 con l’Osasuna. “Il secondo anno con lui - riprende Vazquez - fu impressionante. Non lo prendeva nessuno. Era per distacco il miglior terzino del campionato, infilò 7 o 8 assist: infatti a fine stagione lo prese il Villarreal. Ma se uno guarda gli errori che faceva all’inizio rimane impressionato dal cambiamento”. Gli fa da eco Recio. “Quando lo presi, lui veniva da un’annata buona con l’Almeria e da due stagioni difficili tra Udinese (solo di passaggio), Granada e Watford. Venne da me e mi chiese cosa vedevo in lui. ‘Hai un gran piede e puoi fare la differenza, ma se vuoi giocare ad alti livelli devi migliorare nell’attenzione difensiva. Mi ha preso alla lettera”. 

tra dieta e sfottò

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Prima di salutarci Vazquez pesca un aneddoto. “Sai a cosa teneva tantissimo Pervis da noi? Alla dieta. Era fissato. Io lo prendevo in giro dicendo che era esagerato o che non usciva fuori a cena per non voler pagare…”. Estupiñán se la rideva, ma è sempre stato molto rigido. Al racconto del d.s. si aggiunge Lago Junior, attaccante ivoriano, che era il suo migliore amico a Maiorca. Oggi gioca ancora in Spagna nel Racing Santander. “Lo sfottevamo un po’ tutti. Era fissato con il salmone e attentissimo a non sgarrare. Io passavo molto tempo con lui. Lo chiamavo ‘Speedy’, correva velocissimo. L’ho chiamato nei giorni scorsi: è pronto per il Milan e vi stupirà”. 

l'eredità di theo

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Adesso lo attende la Serie A e un’eredità difficile da raccogliere come quella di Theo Hernandez. “Ai tifosi rossoneri dico di avere fiducia - chiude Javi Recio -, Pervis non è Theo, ma ha qualità importanti. È nel pieno della maturazione e se sia Emery che De Zerbi se ne sono innamorati un motivo ci sarà. Non soffrirà San Siro, è abituato a gestire la pressione ed è consapevole del suo valore”. Dovrà fare su e giù sulla fascia come quel giorno a Riobamba, in cui scattò la scintilla. Chissà che presto non possa rivedere il ‘suo’ ragazzo a San Siro. Le qualità non sono cambiate, gli occhi nemmeno. Persino la maglia sarà di nuovo rossonera, come a Maiorca.

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