"Resistiamo in modo civile" e "mai
sentirete una parola d'odio dai testimoni della Shoah"
nonostante le "tonnellate di insulti a Liliana Segre", una
"persona assolutamente pacifica, aperta alle valutazioni dei
diritti civili che è stata inondata da messaggi d'odio". Dall'ex
campo di sterminio di Auschwitz II (Birkenau), in
videocollegamento con la seduta aperta del Consiglio regionale
delle Marche per la Giornata delle Memoria, il presidente della
Fondazione Museo della Shoah, Mario Venezia, ha ricordato le
invettive e accuse lanciate via social contro la senatrice a
vita, sopravvissuta ad Auschwitz.
Venezia, a piedi vicino alle rovine del forno crematorio nel
campo nazista di "messa a morte", ha riferito di una lettera che
gli ha scritto Alberto Belli Paci, figlio 60enne di Liliana
Segre: "non riesce a farsi una ragione del perché arrivino
tonnellate di insulti alla mamma che ha 94 anni, persona
assolutamente pacifica. A parte tutto - ha ribadito Venezia -
noi resistiamo in modo civile. Abbiamo chiesto all'artista che
ha realizzato il murale poi distrutto, sfregiato a Milano, che
raffigura Liliana Segre e Sami Modiano, e lui generosamente lo
ha fatto, di produrre per noi un nuovo murale"; "l'abbiamo
esposto all'esterno della fondazione a Roma. Questo segnale per
noi è un simbolo, un simbolo di resistenza, evidentemente
ripeto, pacifica come siamo ovviamente perché non sentirete mai
una parola d'odio provenire dai testimoni".
Il presidente della Fondazione Museo della Shoah si è
soffermato sul concetto di "Memoria per non scordare, uno tra
l'altro dei punti centrali dell'ebraismo che parte dall'idea di
ricordare. Ricordare il nome vuol dire tenere in vita la
persona".
Per l'anniversario degli 80 anni dalla liberazione del campo
di sterminio di Auschwitz la Fondazione Museo della Shoah e il
Comune di Roma hanno organizzato una delegazione ad Auschwitz
con 150 studenti.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA