Lo storico coach di Jannik intervistato dall'Atp parla del numero uno: "È molto maturo per la sua età, ma è anche un ragazzo molto giocoso"
Lorenzo Topello
25 luglio 2025 (modifica alle 13:17) - MILANO
La notizia della settimana, per quanto riguarda Jannik Sinner, è il reintegro di Umberto Ferrara nel team dopo il licenziamento dello scorso anno, in mezzo agli sviluppi del caso Clostebol. Il preparatore torna dunque nell'angolo di Jannik a far compagnia a Cahill e soprattutto Simone Vagnozzi, il coach che lavora da più tempo con il numero 1. Proprio il tecnico marchigiano si è aperto in un'interessante intervista ai microfoni di Atp, raccontando i segreti di Sinner, le qualità di Alcaraz e gli obiettivi del team.
su sinner
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"Jannik è un ragazzo molto calmo e maturo per la sua età" ha esordito Vagnozzi nell'intervista, "sa esattamente cosa vuole ottenere nella vita e dà sempre il massimo. Se ha un segreto? Sì, l'incessante desiderio di migliorarsi, di non essere mai soddisfatto. Se non ce l'avesse, trovare la motivazione quotidiana per allenarsi sarebbe difficile. È fondamentale che il giocatore studi anche per conto proprio, è un modo per visualizzare la partita in anticipo". E fuori dal campo? Tanti sorrisi: "È anche un ragazzo di 23 anni divertente e geniale, molto giocoso. È una persona piacevole da avere accanto".

cahill rimane?
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Darren Cahill è l'alter ego di Vagnozzi. Simone ha spiegato la differenza fra i ruoli dei due coach. Il lavoro è complementare: "Io sono responsabile degli aspetti maggiormente tecnici e tattici, Cahill invece lavora sulla parte mentale ed emotiva. Ovviamente, però condividiamo tutto: il giocatore sente sempre una voce unitaria". E sul futuro dell'australiano: "Onestamente non c'è nulla di certo, ma saremo tutti felici se rimarrà nel team. Sono molto fortunato ad aver incontrato Cahill, sia sul piano professionale che personale. C'è stata subito sintonia, questo ci ha aiutati; non era facile trovare chimica, ma abbiamo sempre messo al primo posto l’interesse di Jannik".
vincere sempre
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A proposito di primo posto, la vetta del ranking è appannaggio dell'azzurro da ormai più di un anno: "Una posizione meravigliosa, qualcosa che cercavamo da tre stagioni e mezzo. Ogni volta che arriviamo ad un torneo, di conseguenza, c'è l'intenzione di vincerlo. Vogliamo avere l'opportunità di competere e vincere il maggior numero di titoli possibile. E l'importante è avere la tranquillità di aver sempre fatto tutto al meglio". Wimbledon ha innalzato Jannik di un altro gradino nell'Olimpo del tennis, eppure il lavoro, come ama ripetere il numero 1, non finisce mai: "Parliamo di atleti così esigenti che vogliono persone che li aiutino a raggiungere il massimo potenziali. Vogliono gente sincera che se necessario dica loro anche cose che non vogliono sentire. L'esperienza aiuta, così come vivere nuove situazioni con atleti diversi. I migliori coach sono coloro che ottengono grandi risultati con atleti diversi". Un esempio pratico? Darren Cahill, per l'appunto, che di numeri 1 ne ha già allenati quattro.

gli enigmi di alcaraz
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Sempre a proposito di numero 1, c'è qualcuno che non vede l'ora di assaltare nuovamente il trono. Ovvero Carlos Alcaraz, il grande sconfitto nella finale di Wimbledon. Su cui Vagnozzi non ha dubbi: "È un giocatore così speciale che ti pone problemi che altri non sanno creare. Ogni volta ti mette di fronte degli enigmi, devi prepararti appositamente nel miglior modo. Ci vuole equilibrio, come in tutte le cose. Un giocatore deve essere bravo a non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene e allo stesso tempo non abbattersi quando non gli succede ciò che si aspettava". Trattare successo e fallimento allo stesso modo, come insegna la citazione sul Centrale di Wimbledon. Sinner, Vagnozzi e il resto del team l'avranno ricordata con un sorriso, mentre festeggiavano lo Slam.