La stella dei Thunder viaggia a medie record e la guardia sta diventando indispensabile nel gioco di coach Daigneault per puntare al secondo titolo consecutivo
Gianmarco Calvaresi
13 novembre - 17:39 - MILANO
Campioni in carica, roster confermato, già saldamente in testa alla lega. Gli Oklahoma City Thunder hanno decisamente ricominciato da dove avevano lasciato lo scorso anno, col piede che spinge forte sull’acceleratore. L’obiettivo, neanche troppo celato, è quello di diventare la nuova dinastia dell’Nba: qualcosa che non si vede da sette anni, con i Warriors di Curry e Durant che conquistarono due titoli di fila nel 2017 e 2018. Il record di 12-1, con l’unica sconfitta arrivata in modo abbastanza rocambolesco a Portland, lascia presagire una nuova cavalcata trionfale, e c’è un giocatore che in questo avvio di stagione sta silenziosamente scalando le gerarchie, prendendosi minuti importanti e mettendo insieme statistiche non indifferenti. Parliamo di Ajay Mitchell, che fino a pochi mesi fa era uno degli ultimi elementi di rotazione della lunga panchina di Daigneault, mentre oggi ha dei numeri che a OKC non si vedevano dai tempi di James Harden nella stagione 2011/12, nella quale il Barba vinse il premio di Sesto Uomo dell’Anno. È presto per dirlo ad alta voce, ma Sam Presti potrebbe aver pescato un’altra perla, l’ennesima, dalla serie di scelte al Draft che hanno reso così brillante il presente (ed il futuro) dei Thunder.
la fiducia di shai
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Il 24 ottobre, dopo la cerimonia degli anelli e la vittoria in doppio overtime contro gli Houston Rockets, Shai Gilgeous-Alexander ha postato un carosello-recap di quella notte sul suo profilo Instagram. E tra le varie foto, l’mvp ha incluso uno screenshot dal sito dello store dei Thunder, in procinto di acquistare una canotta di Ajay Mitchell. Un attestato di stima, perché Mitchell in campo è stato decisivo: 16 punti in 14 minuti giocati, terzo miglior realizzatore dei Thunder alle spalle di SGA e Holmgren. Si sarebbe poi ripetuto la sera seguente a Indiana, nel rematch delle Finals, con 26 punti in 38’ in campo, e il miglior dato di plus/minus della squadra (+12). Un impatto che forse solo i più ottimisti potevano aspettarsi, e Mitchell ha cavalcato l’onda di fiducia, guadagnandosi spazio in copertina anche grazie agli infortuni che in questo avvio stanno colpendo il roster di OKC: Jalen Williams, per esempio, non ha ancora giocato una partita, mentre Dort e Aaron Wiggins si sono recentemente aggiunti all’infermeria. Il suo impatto in questa prima parte di stagione parla chiaro: gioca 28 minuti a partita (nelle ultime cinque è partito in quintetto), con medie di 17 punti, 3.8 rimbalzi, 3.8 assist e 1.8 rubate.
dal belgio
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Da dove arriva, però, questa giovane guardia? Ajay Mitchell è nato il 25 giugno 2002 ad Ans, in Belgio, dove è cresciuto guardando giocare suo padre Barry. Per lui, apprendere il basket è stato come imparare una lingua madre, e uno dei suoi primi allenatori (Raymond Westphalen) ha raccontato di come Ajay “sentisse il gioco in modo diverso dagli altri, con un feeling che non si insegna: o ce l’hai o non ce l’hai.” Dopo una breve parentesi in Francia, in cui ha condiviso qualche allenamento con Wembanyama, è tornato in patria prima di compiere il grande salto oltreoceano nel 2021. La destinazione scelta è UC Santa Barbara, nella Big West Conference, per crescere senza troppi riflettori addosso, in linea con quella calma e quella maturità che sembra manifestare anche in campo. Nel terzo anno ha messo insieme numeri importanti (20 punti di media col 50% dal campo e il 39% da 3), che però non sono bastati a garantirgli una scelta al primo giro. C’è chi lo riteneva troppo leggero (1.93 metri per 86 kg) come guardia nella Nba di oggi, altri credevano che a 22 anni fosse già troppo “vecchio” per essere un rookie: il risultato è che Sam Presti se lo assicura, attraverso una trade coi New York Knicks, alla 38esima scelta. Ad OKC entra bene in rotazione, ma viene rallentato dalla rottura di un dito del piede a gennaio 2025, e al suo ritorno, coi Thunder immersi nella corsa al titolo, il suo impiego nei playoff è minimo.
l'infortunio e la crescita
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Come si è arrivati, dunque, all’exploit di quest’anno? Le caratteristiche di Mitchell sembrano incastrarsi alla perfezione col sistema di OKC: è aggressivo in difesa e intelligente nel leggere le linee di passaggio, ma soprattutto è calmo e cinico in attacco. Ha avuto un anno per adattarsi ai ritmi della lega, e come da lui stesso dichiarato: “In Nba lo spacing offensivo è maggiore rispetto al college, è più facile muoversi.” E parlando di movenze, può imparare ogni giorno da Gilgeous-Alexander, assorbendo il suo modo felpato di attaccare il ferro. Ajay, infatti, è al momento il principale creatore di gioco dei Thunder nei momenti in cui SGA è in panchina: fa le scelte giuste quando gioca il pick and roll, è chirurgico dalla media con la sua mano sinistra, e il dato preoccupante per gli avversari è che, fino ad ora, non ha ancora ingranato del tutto da 3 (34.7%). Ora per lui si parla già di Sesto Uomo dell’Anno, se non – addirittura – di Most Improved Player, il giocatore più migliorato (premio che difficilmente viene assegnato ad un sophomore), ma Mitchell sembra avere interesse solo per il successo di squadra. Squadra che, come detto, pare lanciata verso un’altra stagione dominante. Shai sta replicando le cifre dell’anno scorso, e il fatto che stia viaggiando a quasi 33 punti di media non giocando nel quarto periodo in sette partite su tredici la dice lunga sulla forza di questo gruppo. Questi Thunder potrebbero addirittura impensierire il record di vittorie in regular season stabilito da Golden State nel 2016, costato però carissimo ai Warriors in termini di usura alle Finals. Le variabili e gli imprevisti nell’arco di una stagione possono essere molteplici, ma di una cosa – al momento – i Thunder sembrano sicuri: con Ajay Mitchell, hanno aggiunto al loro arco un’altra, affilatissima freccia.










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