Un fossile aiuta a capire come il cervello si è adattato al volo

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Un fossile scoperto in Brasile e risalente a 233 milioni di anni fa ha permesso di ricostruire il percorso evolutivo del cervello verso il volo. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Current Biology e guidato dall'italiano Mario Bronzati dell'Università tedesca di Tubinga. L'analisi del fossile dimostra infatti che uccelli e pterosauri si sono adattati al volo seguendo strade diverse e indipendenti: mentre i primi hanno ereditato dai loro antenati un cervello che presentava già le caratteristiche adatte, gli pterosauri lo hanno costruito da zero, sviluppandolo in contemporanea con le ali.

"La svolta è stata la scoperta di un antico parente dello pterosauro chiamato Ixalerpeton - commenta Bronzati - rinvenuto in Brasile in rocce del Triassico risalenti a 233 milioni di anni fa". A partire da questo fossile, i ricercatori hanno utilizzato tecniche ad alta risoluzione per ricostruire in 3D forma e dimensioni del cervello di oltre tre dozzine di specie diverse includendo, oltre a pterosauri e uccelli, anche dinosauri, precursori degli uccelli moderni e coccodrilli.

Come sottolinea Bronzati, i risultati mostrano che Ixalerpeton possedeva già caratteristiche legate a una vista migliorata, un adattamento che potrebbe aver aiutato gli pterosauri a spiccare il volo, ma a parte questo non c'è altro che avrebbe potuto permettere di prevedere questo percorso evolutivo.

"Sebbene esistano alcune somiglianze tra pterosauri e uccelli, i loro cervelli erano in realtà piuttosto diversi, soprattutto per quanto riguarda le dimensioni", aggiunge un altro ricercatore italiano coinvolto nello studio, Matteo Fabbri della Johns Hopkins University statunitense. "Gli pterosauri avevano cervelli molto più piccoli di quelli degli uccelli - dice Fabbri - il che dimostra che non è necessario un cervello grande per volare".

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