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L’Italia ha norme chiare: ogni impianto dilettantistico deve avere un defibrillatore e personale formato. Ma tra costi, carenze organizzative e dispositivi non sempre accessibili...
Giorgio Burreddu
10 dicembre - 14:48 - MILANO
Domenica 1 dicembre 2024 Saverio Candela stava arbitrando Pietragalla-Viribus Potenza, campionato di Promozione della Basilicata. Nei minuti finali del primo tempo dalla tribuna si era sentito un grido di aiuto: un uomo, 48 anni, aveva avuto un attacco di cuore. Candela, della sezione Aia di Moliterno, aveva fermato l’incontro, era corso sugli spalti, si era fatto portare il defibrillatore, con l’aiuto dei sanitari non aveva perso tempo, il resto è una storia a lieto fine. Candela, che aveva 23 anni, aveva raccontato al Corriere: “Conoscevo le manovre di primo soccorso perché ho partecipato a un corso dedicato proprio a queste emergenze, ho sentito di dover agire, consapevole che il primo intervento può essere determinante contro la morte improvvisa”. Era successo lo stesso giorno di Fiorentina-Inter, Serie A, quando Edoardo Bove era stato salvato grazie al pronto intervento dello staff sanitario sul terreno di gioco: massaggio cardiaco e defibrillazione immediata hanno permesso di stabilizzarlo e trasportarlo d’urgenza in ospedale. "Io sono un professionista, quello che mi è successo mi è capitato su un campo di Serie A, dove esistono sistemi di sicurezza diversi rispetto ai campi dei dilettanti o per strada”.












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