L'associazione degli ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata lamenta il deciso cambiamento del testo del disegno di legge di bilancio e chiede spiegazioni
Nel testo della manovra, in merito alla farmacia dei servizi, si è passati dalla chiarezza delle misure - "rispettose della legge" e di "garanzia" di parità di trattamento con le altre strutture sanitarie - alla "confusione". Il tutto "in una notte", per questo l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata (Uap) "chiede spiegazioni per garantire la salute dei cittadini italiani", si legge in una nota firmata dalla presidente Uap Mariastella Giorlandino.
In meno di ventiquattro ore, precisa Giorlandino, "il testo del disegno di legge di bilancio è cambiato profondamente. Il Governo, nella prima bozza del 20 ottobre, aveva previsto che i servizi erogati dalle farmacie fossero integrati nel Servizio sanitario nazionale 'previa autorizzazione e accreditamento in conformità con quanto previsto per le altre strutture sanitarie'. Una formulazione chiara, rispettosa della legge (D.Lgs. 502/1992) e dei principi costituzionali di eguaglianza e tutela della salute, che garantiva sicurezza, qualità e parità di trattamento tra farmacie e strutture sanitarie pubbliche e private accreditate. Ma nel testo 'bollinato' apparso il giorno dopo, quella clausola è sparita. Al suo posto una formula più vaga, che parla di integrazione nel Ssn senza menzionare né autorizzazione né accreditamento".
"Non vogliamo evocare 'manine' - continua la presidente - ma è legittimo chiedersi perché, nel giro di una serata, si sia passati da una norma limpida e garantista a una formulazione volutamente ambigua. Cosa è cambiato? E per chi? ". Uap attraverso la sua presidente, unitamente a FederAnisap con il suo presidente, Valter Rufini, e tutte le altre associazioni di categoria facenti parte di Uap., evidenziano che, "sul piano giuridico, l’obbligo di accreditamento resta sostanzialmente vincolante, poiché previsto dalle lettere c-bis e c-ter dell’art. 8 del D.Lgs. 502/1992 e dai meccanismi di contrattualizzazione regionale. Tuttavia, la rimozione del riferimento esplicito apre la porta a letture 'estensivamente interessate', che rischiano di legittimare prassi in contrasto con le regole del Servizio sanitario nazionale".
'La sanità italiana ha bisogno di regole non di eccezioni, pericoloso aprire la strada delle deroghe''
"La verità - continua la nota firmata da Giorlandino - è che le farmacie non sono oggi in grado di rispettare i requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici che la legge impone alle strutture sanitarie. Per questo qualcuno vuole consentire loro di erogare prestazioni sanitarie in deroga, aggirando controlli, standard e responsabilità mediche. Ma se l’intento non è la tutela della salute, bensì un nuovo canale di business, allora diciamolo apertamente, anche perché da ciò ne deriverebbe un consequenziale aumento della spesa pubblica dovuta al fatto che gli screening eseguiti in farmacia, non avendo valore di atto medico, necessiterebbero di ulteriori esami di verifica e controllo, aumentando conseguentemente le liste di attesa".
Uap "respinge con fermezza la retorica secondo cui la farmacia dei servizi servirebbe a ridurre le liste d’attesa: le liste d’attesa non si abbattono abbassando gli standard di sicurezza o spostando la diagnostica dietro un bancone, le si riduce con investimenti, organizzazione e trasparenza. Infine, l’Unione chiede al Parlamento di ripristinare nel testo dell’art. 68 il riferimento esplicito al regime autorizzativo e di accreditamento, come previsto nella versione originaria: non può esserci un doppio sistema sanitario: uno sottoposto a regole e controlli, e uno 'semplificato' per ragioni di categoria. Chi sostiene questa scorciatoia, dovrebbe chiarire se si considera al servizio dello Stato o se pensa che lo Stato debba piegarsi a interessi economici. Una domanda ineludibile, infine: perché favorire le farmacie invece di aprire un confronto con chi conosce le regole della sanità accreditata?"
A questo punto, Uap chiede apertamente "perché si scelga di perseguire una linea che appare smaccatamente volta a favorire le farmacie, anziché avviare un confronto serio e trasparente con chi rappresenta la sanità accreditata, pubblica e privata, che opera nel pieno rispetto dei requisiti di legge. La sanità italiana ha bisogno di regole, non di eccezioni. I requisiti stringenti previsti per le strutture accreditate esistono per garantire la sicurezza dei pazienti. Pensare di ridurli o aggirarli significa aprire la strada a deroghe pericolose, che minano la qualità delle cure e la fiducia dei cittadini nel Servizio sanitario nazionale.











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