A Petropavlovsk-Kamchatsky, il 30 luglio 2025 la Terra ha ruggito con una forza devastante al largo della penisola di Kamchatka. Un terremoto di magnitudo 8.8 ha colpito questa remota regione russa, segnando uno degli eventi sismici più potenti mai registrati nella storia moderna. L'onda d'urto ha percorso centinaia di chilometri, scuotendo il suolo per diversi minuti e generando un potenziale tsunami che ha attraversato l'intero Oceano Pacifico. In alcune aree delle coste russe le onde da tsunami hanno superato i tre metri d'altezza. Appena dieci giorni fa, un altro forte sisma – Magnitudo 7.4 – aveva scosso la stessa area. Ma quello di oggi è di un altro ordine di grandezza: rientra tra i dieci terremoti più forti mai osservati dall'uomo e si è verificato ad una profondità di 20,7 chilometri, secondo il Servizio Geologico degli USA. La faglia responsabile, situata nella zona di subduzione al largo della Kamchatka, aveva già dato prova della sua potenza nel 1952 con un sisma da 9.0.

Il punto in cui si è verificato il sisma del 30 luglio 2025. I cerchi indicano i sismi dell’area tra il 1900 e il 2016. © USGS
Una frattura titanica sotto l'Oceano
Questo tipo di terremoto si sviluppa lungo le cosiddette faglie "megathrust", punti di contatto tra due placche tettoniche che scorrono l'una sotto l'altra. La rottura di oggi si stima abbia coinvolto centinaia di chilometri di faglia, con slittamenti della crosta terrestre di vari metri – in certi punti anche superiori ai dieci. I modelli sismici suggeriscono che la scossa principale sia durata diversi minuti: un'eternità per chi si trovava nell'epicentro. Petropavlovsk-Kamchatsky, la principale città della regione con quasi 190.000 abitanti, ha avvertito un'intensità pari all'VIII grado della scala Mercalli (quella che registra i danni e non l'energia di un sisma): "molto forte". Piatti rovesciati, panico tra la popolazione, testimonianze di pianti e urla. Nessun danno catastrofico agli edifici, secondo i primi rapporti, ma alcuni video (sotto) mostrano strutture lesionate e detriti nelle strade. Frane e fenomeni di liquefazione del terreno sono altamente probabili in diverse zone.
Contesto tettonico e attività vulcanica
Il terremoto si è verificato lungo la zona di subduzione che corre lungo il margine sud-orientale della penisola di Kamchatka. In questa regione, la placca pacifica si muove verso nord-ovest, scontrandosi con la placca di Okhotsk a una velocità di circa 8 centimetri l'anno. Essendo più vecchia e fredda, la litosfera oceanica della placca pacifica è anche più densa, e per questo scivola sotto la placca di Okhotsk, sprofondando nel mantello terrestre. Le zone di subduzione come questa sono tra le più attive dal punto di vista sismico: possono generare diversi tipi di terremoti.
Alcuni si originano lungo la superficie di contatto tra le due placche, detta "megathrust", dove avviene lo scorrimento principale e come è il caso di questo sisma.
La sua posizione e profondità indicano chiaramente che si è generato lungo questa grande faglia di spinta, e il "meccanismo focale" (uno strumento che ai sismologi permette di identificare molte caratteristiche di un sisma) lo conferma. Altri nascono all'interno della placca che si piega e si spezza mentre sprofonda, o ancora nella placca superiore, che viene deformata dalla pressione. Anche l'attività vulcanica nella zona è collegata a questo processo, poiché i fluidi rilasciati dalla placca in subduzione provocano la fusione del mantello, alimentando i vulcani in superficie. Questo porta spesso a chiedersi se i grandi terremoti possano innescare eruzioni vulcaniche, o viceversa. La risposta breve è: in teoria sì, in pratica è raro. Le sollecitazioni generate da un forte sisma possono influenzare un sistema vulcanico, ma le prove concrete di una connessione diretta sono ancora molto deboli, soprattutto perché i terremoti e i vulcani si trovano spesso a distanze significative all'interno di questi complessi sistemi geologici.
Il rischio tsunami: un'onda che attraversa l'Oceano
Ma il terremoto è solo metà della storia. Il vero spettro è lo tsunami, già segnalato dalle boe di rilevamento DART nel Pacifico. Un'onda di quasi un metro è stata registrata a 500 chilometri a sud-est dell'epicentro. Sembra poca cosa, ma in mare aperto le onde tsunami sono lunghe, veloci e poco visibili; diventano pericolose quando si avvicinano alle coste, sollevandosi con forza travolgente. Le prime immagini mostrano l'arrivo dell'onda a Severo-Kurilsk, in Russia (sotto) Il NOAA ha diffuso un modello che prevede l'arrivo dello tsunami alle Hawaii in circa sei-sette ore, e sulla costa della California poco dopo. Onde alte fino a 3 metri sono state previste e in alcuni luoghi confermate, lungo alcune coste russe e giapponesi. Allarmi sono stati diramati anche per le Isole Salomone, il Cile e altre aree del Pacifico.

Vista aerea della città di Severo-Kurilsk allagata a causa dello tsunami innescato dal terremoto di magnitudo 8.8 che ha colpito la penisola russa della Kamchatka il 30 luglio 2025 © KAMCHATKA OF GEOPHYSICAL SURVEY OF RUSSIAN ACADEMY OF SCIENCES (KBGSRAS)
Una sequenza sismica ancora in corso
Nel caos delle prime ore, si susseguono le scosse di assestamento. La più forte finora (scriviamo alle ore 9 del 30 luglio) – magnitudo 6.9 – è arrivata appena 45 minuti dopo la scossa principale. L'area attiva si estende ora su oltre 600 chilometri di faglia. È probabile che nelle prossime settimane si verifichino altre scosse forti, alcune potenzialmente superiori a magnitudo 7. E sebbene rara, non si può escludere la possibilità che una sezione adiacente della faglia generi un nuovo potente sisma.
Un laboratorio naturale per la scienza
Come ogni grande terremoto, anche questo evento diventerà oggetto di intensa ricerca. Il sisma di Maule (Cile, 2010) di pari magnitudo fu citato in centinaia di articoli scientifici e lo stesso destino attende quello odierno. Nei prossimi mesi, gli studi approfondiranno la dinamica della rottura della faglia; il comportamento dello tsunami in campo vicino e lontano; gli effetti secondari come frane, liquefazione e torbiditi (frane sottomarine); l'impatto sugli edifici e infrastrutture locali; eventuali correlazioni con l'attività vulcanica della Kamchatka. Non solo: questo terremoto potrà aiutarci a comprendere meglio il funzionamento delle zone di subduzione, migliorare i modelli di rischio sismico globale e – forse – a preparare meglio le popolazioni esposte.