Antonio Tajani spariglia le carte sulla legge elettorale. E a fronte di indiscrezioni sulla possibilità che il nuovo sistema di voto preveda un'indicazione del candidato premier di coalizione propone una ricetta alternativa. "Io credo che si debba discutere bene sulla legge elettorale. Forse - osserva -sarebbe meglio far sì che si lasciasse ai partiti la possibilità di correre indicando nel proprio leader la guida del Paese fermo restando che il partito che prenderà più voti avrà il diritto, riconosciuto da tutti, di indicare il presidente del Consiglio".
"Per come stanno le cose oggi - sottolinea - certamente Giorgia Meloni sarebbe presidente del Consiglio ancora una volta. Però lasciamo libera la competizione". Il vicepremier, inoltre, punge anche la Lega sulle Regionali dopo le accuse del partito di Salvini agli azzurri di rallentare la soluzione sulla vicenda. "Non siamo certamente noi a rallentare - attacca - ci sono problemi che devono essere risolti dalla Lega. Io non ho nessun ritardo, sono pronto a fare subito la riunione, anche via web". Del resto il dossier nella maggioranza è ancora aperto. E alla scelta dei nomi (probabilmente due civici) per Campania e Puglia si aggiunge la questione della Lombardia che FdI avrebbe rivendicato per sé dopo l'ok a un candidato leghista per il Veneto. Il partito della premier, secondo i rumor, avrebbe, infatti, chiesto, visto che si vota tra tre anni, di mettere nero su bianco un'intesa di questo tipo prima di chiudere completamente la questione delle elezioni autunnali. Ma su questo, al momento, c'è il niet della Lega. FdI può anche volere propri nomi alla guida delle Regioni - dice dritto per dritto il capogruppo del partito di Salvini in Senato, Massimiliano Romeo - ma "visto che sono i numeri che parlano e la Lega insieme alla lista Fontana in Lombardia ha ottenuto più o meno gli stessi voti di FdI, se lo rivendicano loro a maggior ragione noi, che siamo gli uscenti, possiamo farlo".
Insomma, la strada sulla via dell'accordo non sembra del tutto in discesa. Difficile, comunque, immaginare che il partito della premier molli la presa e, se ci fosse l'ok a un nome di FdI per la Lombardia tra i papabili c'è certamente quello del capodelegazione all'Europarlamento Carlo Fidanza. Oltre alla questione lombarda, secondo i ben informati, sarebbe ancora in corso un braccio di ferro per il Veneto su una eventuale lista Zaia. FdI ed FI sul punto continuano a frenare. Tanto più che il partito della premier non vorrebbe in alcun modo mettere a rischio il proprio ruolo di primo azionista di un governatore del partito di Salvini. Oltre alla questione del ticket tra Lombardia e Veneto la maggioranza non ha ancora chiuso sui nomi per Campania e Puglia.
Quasi certo che nel primo caso si ricadrà su un civico e i nomi in corsa restano quelli Matteo Lorito e Giosy Romano. Forza Italia continua a insistere per la Puglia su Mauro D'Attis che vedrebbe, però, un freno a livello locale. Se si scegliesse di non andare su un candidato politico il nome dato in pole è quello dell'ex direttore di TeleNorba Vincenzo Magistà. In attesa di chiudere il cerchio i leader del centrodestra si ritroveranno la prossima settimana sul palco della manifestazione del 17 ad Ancona a sostegno di Francesco Acquaroli. Le Marche infatti (insieme alla Valle D'Aosta) sono la prima Regione ad aprire le danze dell'autunno di elezioni il 28 settembre. Con gli occhi puntati sulla sfida Acquaroli-Ricci e su quella del 5 ottobre in Calabria tra Occhiuto e Tridico, intanto, a sinistra si lavora per mettere a punto liste e programma per le tre Regioni chiamate al voto a novembre.
In Campania Roberto Fico ha fatto sapere che sta per prendere il via un tavolo programmatico con tutte le forze che si sono schierate a suo sostegno. L'obiettivo, ha detto l'ex presidente della Camera pentastellato, è "discutere insieme nel dettaglio i temi e gli obiettivi che saranno al centro di un programma condiviso". E, dopo le scintille delle scorse settimane, Pero De Luca il segretario del Pd campano, figlio del governatore, si spende per fare da paciere tra lui e Fico. Tra di loro, assicura "c'è una dialettica fisiologica".
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