C'è questo dibattito sul federatore. Fioccano i candidati, gli autocandidati, gli pseudo-candidati a unire il centro e magari tutto il centrosinistra, alle elezioni del 2027. Dario Franceschini, senatore Pd, ex ministro, spesso e volentieri tirato in ballo come ispiratore di grandi manovre politiche, dal palco della festa nazionale dell'Unità a Reggio Emilia ha tagliato corto: "Per 30 anni destra e sinistra hanno pensato che servissero personalità di centro per vincere le elezioni.
Ma il mondo è cambiato. Più che candidato di centro serve una personalità forte, alternativa alla destra". Il discorso si stava avvitando sulle modalità con cui scegliere il candidato premier del centrosinistra. Ed è cascato in mezzo a retroscena che un giorno sì e uno no si dedicano al ruolo di personalità come l'ex direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini o l'ex premier Paolo Gentiloni. Ma l'elenco è lungo.
Accanto a Franceschini c'era il presidente del M5s, Giuseppe Conte, applaudito all'ingresso della festa del Pd e che è apparso spesso in sintonia col compagno di palco. "Coi governi tecnici abbiamo dato", ha detto Conte. "Anche noi", ha chiosato Franceschini. E ancora Conte sul candidato premier: "non sarà questo un problema per quanto riguarda il M5s e il sottoscritto".
Anche Elly Schlein ha giocato "fuori casa". Al circo Massimo a Roma, la segretaria Pd è stata ospite alla festa del Fatto Quotidiano, con un pubblico non tutto targato Cinque stelle, ma quasi. E' vero che Pd e M5s sono alleati nelle sette regioni prossimamente al voto, ed è vero che le battaglie comuni non mancano. Però la guerra in Ucraina divide. Divide il Pd dal M5s.
E divide anche di più il popolo del Pd dal popolo del Fatto. E allora sono state scintille. Quando Schlein ha detto che "è stato Putin a muovere l'invasione", dalla platea sono partiti i fischi e i "buu". Come quando la segretaria l'ha presa larga rispondendo alla giornalista Wanda Marra che le aveva chiesto se quello in corso a Gaza sia un genocidio. Per calmare gli animi non sono bastati i richiami al pubblico dell'altro moderatore, Antonio Padellaro. E' servito l'intervento del direttore, Marco Travaglio, salito sul palco per chiedere "Rispetto". Ma anche gli applausi non sono mancati. Specie quando nel mirino c'è finito il governo. E anche Azione. "Non condivido le critiche e gli attacchi di Calenda al M5s - ha detto Schlein - Penso che si debba fare uno sforzo tutti, che se lo aspetta la nostra gente, che non vuole vedere divisioni ma un fronte che manda a casa Meloni". Intanto Conte, in Emilia Romagna, diceva più o meno la stessa cosa: "Serve un'iniziativa seria per arrivare puntuali all'appuntamento con l'alternativa di governo". La segretaria dem non ha dimenticato di lisciare un po' il pelo al pubblico.
Offrire la candidatura alla guida della Campania all'ex presidente della Camera Roberto Fico, del M5s, è "la più grande promessa di rinnovamento". E poi la segretaria non ha nascosto lo zampino nella corsa di Piero De Luca, figlio del governatore della Regione, alla guida del Pd campano, considerata da molti oggetto della trattativa per il via libera a Fico. Quella del congresso unitario è una proposta nostra". Applausi dal pubblico. Domani, scambio di posto: a salire sul palco del Fatto sarà Conte, mentre Schlein, a Reggio Emilia, chiuderà la festa dell'Unità.
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