Gli sprint brevi e controllati migliorano efficienza cardiaca, velocità e resistenza intermittente
Laerte Salvini
8 dicembre - 12:08 - MILANO
Nel calcio di oggi, in cui i ritmi aumentano stagione dopo stagione, la differenza non la fa solo chi corre di più, ma chi sa sprintare meglio e più spesso. Gli scatti non sono semplici accelerazioni: rappresentano un vero e proprio “test” per il cuore, i muscoli e la capacità dell’organismo di sostenere sforzi ripetuti. Lo sprint training nasce proprio per questo: insegnare al corpo a rispondere rapidamente, recuperare in fretta e tornare a essere esplosivo in pochi secondi. Durante uno sprint, il cuore lavora vicino ai suoi valori massimi: aumenta la gittata cardiaca, cresce il volume di sangue pompato in ogni battito e i muscoli diventano più efficienti nell’utilizzare ossigeno. È il motivo per cui diversi studi dimostrano che inserire brevi sedute di sprint ad alta intensità può migliorare il VO₂max, l’indicatore chiave della forma fisica, più velocemente rispetto ai lavori aerobici tradizionali.
Effetti su VO₂max, resistenza intermittente e performance
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Un incremento del VO₂max del 3-10% in poche settimane significa avere più energia per tutta la partita, non solo nei primi 45 minuti. Un altro beneficio fondamentale riguarda la resistenza intermittente, la qualità più rappresentativa del calcio. Una partita è un’alternanza di sprint, frenate, scatti intermedi e recuperi brevi: molto diverso dalla corsa continua. In uno studio su calciatori semi-professionisti, 6 sedute di sprint interval training hanno prodotto un netto +17% nel test Yo-Yo, che misura proprio la capacità di recuperare velocemente tra uno sforzo e l’altro. Un miglioramento così marcato si traduce nella possibilità di arrivare più lucidi e reattivi nei finali di gara, quando spesso si decide il risultato.
Sprint training e prevenzione degli infortuni ai flessori
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Lo sprint training ha un impatto diretto sulla prevenzione degli infortuni ai flessori. Esporre settimanalmente i muscoli ad alte velocità controllate migliora la capacità dei flessori della coscia di tollerare gli stress tipici della partita. Sprintare almeno una volta a velocità superiore al 90% della propria Vmax riduce il rischio di lesioni posteriori, secondo una recente revisione scientifica. Un muscolo che “conosce la velocità” è, in pratica, un muscolo più protetto. La buona notizia è che non serve rivoluzionare la settimana tipo: questi stimoli possono essere inseriti in navette o stazioni che attivano più aree di lavoro, purché il dosaggio sia preciso. La regola rimane sempre la stessa: qualità sopra quantità. Sprint brevi, intensità alta, recuperi adeguati. Il cuore diventa più efficiente, le gambe più reattive e la testa impara a gestire meglio la fatica.











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