A due settimane dal voto in Veneto, Campania e Puglia, che sancirà la tenuta delle coalizioni e i rapporti di forza all'interno degli stessi schieramenti, i leader dei partiti sono pronti allo sprint finale. Per cominciare, lunedì i vertici del centrodestra - la premier Giorgia Meloni, i vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini, e il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi - saranno a Bari.
Poi, venerdì si sposteranno a Napoli e, più a ridosso delle urne, in Veneto. Ma anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, e il presidente del M5s, Giuseppe Conte si muovono (per ora separatamente): la prima è in Puglia, il secondo è già stato in Campania. Il campo largo - salvo ripensamenti dell'ultimo minuto - potrebbe organizzare una chiusura unitaria solo in Campania e la data cerchiata in rosso è il 20 novembre.
E', infatti, proprio la Campania la Regione che tiene più sulle spine il centrosinistra, che ha schierato come successore di Vincenzo De Luca il pentastellato Roberto Fico. L'alternanza tra un governatore dem e un candidato del M5s non è stata ben digerita da tutti nel partito di Schlein. Che ha investito ogni sforzo sulla compattezza dell'alleanza nelle Regioni, sacrificando anche qualche aspirazione più propriamente di partito.
Se a prevalere tra i partiti di sinistra è la fiducia nella vittoria di Fico, non manca qualche timore sotterraneo: una sconfitta inferta dal candidato di centrodestra Edmondo Cirielli potrebbe avere conseguenze dirompenti per la coalizione progressista e i suoi leader. Lo sa bene Meloni che crede nella possibilità di battere la sinistra e, secondo alcune ricostruzioni (che per ora non trovano conferme nel suo staff) sarebbe pronta ad affacciarsi ben due volte al fianco di Cirielli. "Sono convinto che nell'ultima settimana noi faremo il sorpasso", il pronostico del segretario regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello. "Queste ultime due settimane saranno determinanti. E sono ottimista", gli fa eco il capogruppo degli azzurri alla Camera Paolo Barelli.
In Puglia, dove nei giorni scorsi sono stati Bonelli e Fratoianni, il clima sembra più rilassato. Qui i principali sfidanti sono Antonio Decaro per il campo largo e Luigi Lobuono per il centrodestra. Sotto i riflettori finirà anche la geografia dei risultati del Pd locale, che prima della candidatura dell'europarlamentare, è stato dilaniato da uno scontro tra lo stesso Decaro e il governatore uscente Michele Emiliano.
Qui si attende anche l'effetto Nichi Vendola sul risultato di Avs (l'esponente di Sinistra Italiana si è ricandidato per il consiglio regionale dopo un lungo braccio di ferro con l'aspirante presidente, che avrebbe preferito non avere in corsa ex governatori). "Siamo in campo in Puglia con una squadra molto forte", dice da Taranto Schlein che per l'ex Ilva propone la strada di una "nazionalizzazione temporanea". Conte sarà sul territorio dal 13 al 15 novembre.
In Veneto la partita più avvincente è tutta interna al centrodestra. Dopo lo stop ad una ricandidatura di Luca Zaia, in campo c'è Alberto Stefani (Lega), che dovrà vedersela principalmente con Giovanni Manildo, il moderato su cui ha puntato il centrosinistra. Nella Regione, che è stata guidata per 15 anni dal leghista Zaia (ora capolista) i salviniani devono difendere lo scettro di partito più votato, insidiato da Fratelli di Italia. Un eventuale sorpasso da parte della forza politica di Meloni non sarebbe indolore né per gli equilibri di governo, né per quelli interni alla Lega. Che, subito dopo, dovrà risolvere anche la grana del candidato lombardo, rivendicato dai meloniani. "I miei alleati sanno che sono un osso duro, sarà dura, dovranno combattere tanto" perché "io la Lombardia, come Lega lombarda, non la mollo", avverte il segretario Massimiliano Romeo.
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