Dalle tensioni via radio agli attacchi sullo sviluppo della monoposto fino all’amarezza per i risultati: il malessere di Lewis è lo specchio di un legame finora in salita
inviata a Budapest Giulia Toninelli
3 agosto 2025 (modifica alle 10:49) - MILANO
Sono state montagne russe emotive, quelle dei primi 14 Gran Premi di Lewis Hamilton in Ferrari. Una storia iniziata nel segno delle più alte aspettative sotto ogni punto di vista, sportivo e comunicativo, che oggi vive un momento di difficoltà: il sette volte campione del mondo inglese ieri ha chiuso le qualifiche dell’Hungaroring in dodicesima posizione, tra le curve di una pista che in passato lo ha visto trionfare otto volte, mentre il suo compagno di squadra Charles Leclerc è riuscito ad agguantare la prima pole stagionale con la Ferrari. “Sono inutile, forse la Ferrari dovrebbe cambiare pilota” ha detto Hamilton al termine delle qualifiche, un messaggio forte e in netto contrasto con le parole pronunciate una settimana fa a Spa quando aveva promesso: “Lavorerò per cambiare le cose a Maranello, mi rifiuto di perdere come successo ad Alonso e Vettel”. Un repentino cambio di dichiarazioni che evidenzia l’andamento altalenante visto nel corso di tutta la stagione.
Le difficoltà di comunicazione
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I primi sfoghi per Hamilton sono arrivati già a inizio stagione quando, all’esordio del campionato a Melbourne, la comunicazione con il suo nuovo ingegnere di pista Riccardo Adami non è sembrata partire con il piede giusto: “Lascia fare a me” aveva infatti detto il britannico al suo ingegnere durante la gara, arrabbiandosi poi per la scelta strategica adottata dal team: “Ma non doveva piovere poco? Con questa strategia abbiamo perso una grande occasione”. In Cina, durante il fine settimana di gara successivo, Hamilton aveva spiegato quanto successo prendendo come esempio l’avversario Max Verstappen: “Si è esagerato in merito ai miei scambi via radio con Adami nel corso del GP. Sono stato molto educato nei miei interventi e non ho detto parolacce. Se andate ad ascoltare conversazioni di altri piloti con gli ingegneri è molto peggio. Pensate solo a come Verstappen ha trattato Lambiase in passato, però quegli scambi accesi non hanno fatto notizia”. Un esempio non particolarmente gradito a Max e al suo ingegnere, che hanno subito replicato rimarcando la stabilità del loro legame.

Aggiornamenti: sì o no?
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Un altro tema molto sentito da Hamilton al via di questa avventura con Ferrari riguarda gli aggiornamenti portati dal team sulla Sf-25 nel corso della stagione: Lewis ha più volte invocato l’arrivo di nuove componenti, anche arrivando a criticare i tempi di sviluppo della squadra di Maranello. “Chiaramente sto chiedendo al team degli aggiornamenti - aveva detto Hamilton al termine del fine settimana in Canada -. Vedo che gli altri team li portano e onestamente non capisco perché noi invece non ne abbiamo ancora portati. Credo che uno arriverà molto presto, o almeno lo spero”. Una dichiarazione in parte in contrasto con quelle arrivate poco prima dallo stesso inglese, che chiedeva alla squadra di concentrarsi a pieno regime sul 2026 e non pensare alla vettura di quest’anno, e in contrasto anche con quelle del suo stesso team principal che proprio in Canada aveva ritenuto l’arrivo di sviluppi come “non fondamentale” in quella specifica fase del campionato. Quando l’attesissimo aggiornamento della Ferrari è arrivato a Spa, dove la Rossa ha introdotto la nuova sospensione posteriore, Hamilton però non è sembrato soddisfatto dei tempi di introduzione, arrivati con un breve test al Mugello prima del weekend in Belgio: “Non abbiamo fatto dei test al Mugello, si è trattato di un filming day di circa quindici giri, niente di più, quindi sto provando qui la sospensione per la prima volta. Le sensazioni sulla macchina sono le stesse delle settimane prima. Ma sono felice di aver visto apportare dei cambiamenti e il lavoro in fabbrica è stato tanto”.

A queste dichiarazioni il britannico aveva aggiunto un dettaglio che nel fine settimana di Spa aveva fatto a lungo discutere: “Charles ha provato parte di questo pacchetto di aggiornamenti in Canada, mentre per me è la prima volta”. A Montreal quindi, nello stesso weekend in cui Hamilton aveva richiesto a gran voce proprio l’arrivo di sviluppi sulla monoposto. Il britannico ha poi chiarito che il suo commento non faceva riferimento alla sospensione, quanto a una novità apporta sull’impianto frenante, testata da Leclerc in precedenza.

cambiare per vincere
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Sempre a Spa, durante la conferenza stampa del giovedì, le parole di Lewis sul proprio ruolo in Ferrari avevano catalizzato l’attenzione mediatica: “Penso che il mio compito a Maranello sia anche quello di mettere in discussione ogni area di lavoro e ogni persona nella squadra, in particolare quelli che sono al vertice e prendono le decisioni. Se si guarda alla squadra negli ultimi 20 anni, ha avuto piloti straordinari come Kimi Raikkonen, Fernando Alonso e Sebastian Vettel – tutti campioni del mondo – ma Alonso e Vettel non hanno vinto un titolo con la Ferrari e io mi rifiuto che questo accada anche a me, per questo sto facendo uno sforzo in più”. Parole da leader per Hamilton, che in quella occasione si era posto in una posizione decisionale, quasi da team principal, parlando di “documenti preparati per la squadra” con appunti e aree da migliorare.

A distanza di una sola settimana da quella che era a tutti gli effetti una presa di posizione sul suo ruolo nel prossimo anno in rosso, Hamilton nel sabato di Budapest si è lasciato andare ad uno sfogo molto lontano da quanto affermato in precedenza: “Sono inutile – ha detto al termine delle qualifiche, commentando la distanza tra la sua dodicesima posizione e la pole position del compagno di squadra – il problema non è la macchina perché la macchina è in pole. Forse la Ferrari deve cambiare pilota”. L’uscita di Hamilton, sicuramente frutto della frustrazione del momento, non cancella però quella che ormai è una certezza: le montagne russe dei sentimenti e delle sensazioni del pilota sono lo specchio di quella che ad oggi è senza dubbio la stagione più difficile mai affrontata in Formula 1 dal sette volte campione del mondo.