Il producer torna con il suo secondo disco e una super squadra di artisti che mescola veterani e nuove promesse: "Il futuro? Una colonna sonora alla John Carpenter o Giorgio Moroder potrebbe spaccare"
C'è un'energia nuova nell’aria, e Sick Luke la chiama 'Dopamina'. Il producer multiplatino, tra i più influenti della scena italiana, torna con il suo secondo album per Carosello Records, accompagnato da una squadra di 18 artisti che mescola veterani e nuove promesse: Alfa, Blanco, Capo Plaza, Clams Casino, Duke Montana, Ele A, Glocky, Lazza, nayt, Piccolo, Rose Villain, Sayf, Side Baby, Simba La Rue, Tedua, thasup, Tony Effe e Venerus. Un cast stellare per un disco che, a tre anni di distanza dal successo di 'X2' (5 dischi di platino, 7 dischi d’oro e oltre 300 milioni di stream), promette di essere un nuovo manifesto generazionale, capace di spaziare tra le atmosfere più diverse della musica contemporanea e di raccontare, come rivela l'artista all'AdnKronos, un momento personale di grande trasformazione per il suo autore.
Iniziamo dal titolo di questo album che fa venire subito in mente un’idea di energia, di dipendenza positiva. Per te cosa rappresenta questo concetto e come si riflette nel sound del disco?
"Sto vivendo un momento molto positivo, felice, e ho voluto trasmetterlo nella mia musica. Non avevo voglia di fare un disco cattivo, chiuso. All’inizio avevo in mente un disco tutto trap, come lo richiedevano tanti fan degli esordi. Ma poi ho voluto rimettermi in gioco e portare avanti quello che ho fatto con il primo disco, con un sound un pochino più urban. Mi sono divertito con i suoni, con artisti con cui non ho mai collaborato. Inoltre sono diventato padre e questo mi ha reso molto più positivo. Ho la mia routine, ho il mio mood adesso. Sono in un momento di piena dopamina".
Come definiresti questo album? E’ molto più personale, visionario o sperimentale rispetto al tuo lavoro precedente che era un manifesto generazionale?
“Il primo disco è stato un po’ sperimentale, perché volevo dimostrare a tutti che sono capace di fare anche altro e non solo la trap cruda e cattiva. Venivo dalla Dark Polo Gang e dal disco di Mecna, che comunque era una cosa diversa. Con questo disco ho voluto portare il mio sound a un livello successivo. Le idee erano molto più chiare, anche a livello di collaborazioni: fare un pezzo con Blanco e Simba per me è una novità. Sono due mondi totalmente diversi che arrivano nel primo pezzo del disco, che ti fa entrare subito nel mood dell’album”.
Hai scelto tantissimi artisti, 18, che vengono dalla scena musicale a 360 gradi: dal pop a pezzi grossi di trap e rap. Come li hai scelti? Molti sono tuoi amici: li hai cercati per il tipo di sound che avevi in mente o per la loro voce?
"Quando faccio un disco da producer guardo cosa combinano gli altri e provo a fare quello che non fanno loro, per non replicare qualcosa che già esiste. Quindi per questo album ho trovato il mio roster, artisti nuovi con cui non ho mai collaborato e i miei storici, e ho voluto fare sia pezzi che sono delle combo e altri pezzi solisti. Ad esempio Tedua torna a fare la trap cattiva, quella in cui è nato oppure Piccolo canta su una produzione mia e di Clams Casino, il leggendario producer di A$AP Rocky. Provo a fare una cosa diversa, perché voglio che il disco rimanga nel tempo e che non venga dimenticato".
C’è un feat che ti ha sorpreso più degli altri, qualcuno che ha portato un’energia inaspettata in questo progetto? Hai un aneddoto curioso da raccontare?
“Quando ho conosciuto Alfa per la prima volta in studio, alla prima session, ci siamo presentati, siamo entrati e prima di iniziare con una canzone abbiamo fatto una chiacchiera. Mi fa: “Ma tu hai un figlio?” e io gli ho detto sì. E lui: “Posso fare una canzone su di lui?”. Certo che puoi. E diciamo che lui è stata la mia voce per quello che avrei dedicato a Teseo, mio figlio".
E poi il rapporto padre-figlio viene esplorato anche nell’ultima traccia ‘Father’s day’ che hai realizzato con tuo padre Duke Montana. Com’è stato lavorare con lui?
“E' una cosa molto normale per me. Mi ha cresciuto a pane e rap. Direi che è un po’ meno ordinaria questa cosa “nonno, figlio, nipote”, ecco, forse non si era mai vista. E sono felice di poterlo fare, di riuscire a portare avanti la mia famiglia nella musica”.
Parlando di famiglia in senso più ampio, in ‘Money Machine’ c’è un pezzo con Lazza e Tony Effe. Vi conoscete da tantissimi anni: com’è stato ritrovarli in questo brano?
“Io, Tony e Lazza siamo come Montella, Totti e Batistuta della Roma del 2001 o come Dennis Rodman Scottie Pippen e Michael Jordan. Penso che siamo i maggiori esponenti in quello che facciamo e ci siamo ritrovati e insieme: giorno di gloria. Siamo arrivati finalmente in cima, dove volevamo arrivare fin da quando abbiamo iniziato. Ci conosciamo da tanti anni ed era giusto fare una canzone insieme, noi tre, così. Forse è il pezzo più lavorato del disco: non è un brano trap fast food, è proprio una canzone. E sicuramente è difficile da rifare nella scena”.
Realizzando questo disco, hai già immaginato come sarà dal vivo o pensi che il viaggio di ‘Dopamina’ vivrà soprattutto in cuffia?
“Bella domanda. Io ho fatto tantissimi dj set e devo ancora fare il mio primo live e vivere quell’esperienza. Sicuramente nascerà nelle cuffie: mi piacerebbe che all’una di notte, quando uscirà il disco, tutti lo ascoltassero dall’inizio alla fine, entrando nel viaggio senza distrazione. Così possono sentire quello che sono riuscito a creare e apprezzare il lavoro di tutti gli artisti presenti. Poi vorrei portare il disco live, fare un’experience, vedere come reagiscono dal vivo i pezzi, riportarli in una chiave diversa, con sintetizzatori, coristi, orchestre e così via. Sono curioso di vedere come il pubblico reagirà a uno switch del genere”.
P erché il producer è importante quanto un cantante.
“Questo è il mio messaggio. Il produttore ha un ruolo molto importante. L’altro giorno un intervistatore mi ha detto che sembra quasi che canti io nelle canzoni. E in effetti è vero, perché sono io che formo queste canzoni, sono i miei pensieri. Senza gli artisti non sarei nulla ma senza di loro il mio sound non riesce più a propagarsi. Avviene tutto dalla mia testa, quindi è un po’ come se cantassi. Il produttore è importante quanto un cantante: difendo i miei diritti”.
Tu oggi sei conosciuto come uno dei producer più influenti in Italia. Come ti senti di più: artista, direttore creativo, beatmaker?
“Mah, non lo so. Direttore artistico no, perché non faccio il direttore degli artisti. Beatmaker neanche, perché comunque produco canzoni. Producer? Non saprei, sarà il pubblico a decidere”.
Guardando avanti: c’è una collaborazione internazionale, possibile o impossibile, che sogni?
“Qualche giorno fa ero col producer di Drake, quindi vediamo che succederà. Con gli Stati Uniti e il Canada sono abbastanza connesso, e adesso vorrei iniziare ad andare oltre l’Italia. Dopo ‘X2’ sono diventato padre, mi sono concentrato su me stesso dopo dieci anni di non stop. Ho detto: prima faccio il disco e dopo vado in missione. Adesso posso andare in missione”.
Negli ultimi anni ti sei mosso tra mondi diversi: cinema, moda… Secondo te moda e sound come si contaminano?
“La moda e il sound vanno benissimo insieme, come quando qualcuno posta un feat con la canzone sotto che rispecchia il fit che ha addosso. Io ho fatto le musiche per Formichetti, PDF, che è un caro amico mio che veste Drake, Lil Yachty, e tanti altri artisti. Quando ho fatto le due sfilate con le mie musiche come colonna sonora ho notato che tutti apprezzavano ancora di più lo show. L’ultima sfilata era basata sul carcere, quindi era molto street, e le produzioni erano molto hip hop, old school. È un po’ come il cinema: per rendere un film suspense devi fare una musica misteriosa. Quel mondo lì mi appassiona. Ho fatto anche la colonna sonora di un film che mi ha portato al Triennale: ‘Atlantide’ di Yuri Ancarani, un film che parla di Venezia, un film quasi più d’autore che commerciale. Per me è stato per il mio culto. E devo dire che un giorno fare una colonna sonora un po’ alla John Carpenter o Giorgio Moroder potrebbe spaccare”.
C’è un genere particolare che ti appassiona nel cinema?
“Quelli che ho detto: John Carpenter, Moroder, Vangelis, anche Hans Zimmer. Con questo disco ho comprato otto sintetizzatori e li ho messi tutti nelle produzioni. Sicuramente un giorno sarebbe figo fare queste produzioni per i film". (di Federica Mochi)