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Cinque podi meno di Doha, dove però mancava Ledecky e non pesava l'effetto post Olimpiade che ha influenzato le scelte di Ceccon e Martinenghi. E coltiviamo talenti che a Los Angeles 2028...
Paolo Marabini
4 agosto - 07:51 - MILANO
Se sette medaglie vi sembrano poche, è solo perché vi eravate - ci eravamo - fatti la bocca buona. L’Italia che nuota (in vasca) torna dai Mondiali di Singapore con al collo l’oro di Simone Cerasuolo, il ranista terzo incomodo tra l’imperatore Nicolò Martinenghi e l’emergente Ludovico Viberti, e un contorno di quattro medaglie d’argento e due di bronzo. Sarà anche un bottino al quale mancano, realisticamente, tre-quattro podi - e di sicuro almeno un gradino più alto, quello di Thomas Ceccon e/o quello dello stesso Martinenghi. Ma è sempre grasso che cola, se pensiamo a ciò che era l’Italia prima dell’ingresso nel Ventunesimo Secolo e alla conferma della vitalità di un movimento che ha centrato 25 finali - mai così tante - e che non soffre il ricambio generazionale.