
La mossa di richiamare il preparatore Ferrara? Il primo passo per lanciare la sfida più ambiziosa ai quattro Slam nella stessa stagione
Jannik Sinner aveva licenziato undici mesi fa il preparatore Umberto Ferrara insieme al fisioterapista Giacomo Naldi, al quale lo stesso Ferrara aveva consigliato di usare uno spray per curarsi una ferita a un dito. Ovvero: i prodromi del caso Clostebol - uno steroide anabolizzante trovato poi nei campioni biologici del numero uno - costato all’altoatesino settimane di tensione, ma soprattutto una squalifica di tre mesi per responsabilità oggettiva, di fatto per negligenza nei confronti del suo staff. Il tutto con l’appendice non banale di tanti riflettori puntati addosso al più titolato tennista italiano di sempre. E inevitabile gogna mediatica in aggiunta. Mercoledì, non senza la sorpresa generale, Sinner ha fatto dietrofront, annunciando di essere tornato ad avvalersi del preparatore atletico bolognese, con il quale aveva cominciato a lavorare nel 2022 contestualmente al suo passaggio dalle mani del coach Riccardo Piatti a quelle di Simone Vagnozzi. La decisione è arrivata un mese dopo il benservito a colui che aveva preso il posto di Ferrara, cioè Marco Panichi (e al fisio Ulises Badio). Ed è evidente che è figlia della grande considerazione che Sinner e la coppia Vagnozzi-Cahill hanno nutrito sin da subito nei confronti di Ferrara. Del resto, è anche merito di quest’ultimo se Jannik ha scalato la classifica mondiale sino ad approdare allo zenit assoluto, in virtù della costruzione di un fisico sempre più solido e resistente, necessario per sopportare un’attività d’altissimo livello.