Sarà un’altra finale epica con Alcaraz, in palio uno Slam che nessun azzurro ha mai vinto: mai come stavolta possiamo farcela. E i successi di Jannik vanno anche fuori dal campo
Il trofeo di Wimbledon ci manca ancora, è sempre sfuggito agli azzurri, ma stavolta possiamo farcela. Per la finale è solo questione di ore. Passeranno in fretta e la cosa certa è che, con in campo un fenomeno come Jannik Sinner, possiamo contarle con fiducia, quasi con un’aria di festa come se fosse fine anno. L’Italia ha il numero 1 del mondo, il ragazzo che i botti li fa sul campo picchiando forte con la sua racchetta magica. Ma anche Carlos Alcaraz non scherza e ci sarà da divertirsi, magari ne verrà fuori un altro match epico, aggettivo abusato nel tennis ma doveroso quando si corre per 5 ore e 29 minuti come è successo nella finale di Parigi vinta dallo spagnolo. L’appuntamento per la rivincita è fissato per le 17 di domani.
tabù wimbledon
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Sarà bello e coinvolgente poter tifare ancora per un azzurro, come è successo una sola volta nella finale del torneo maschile sull’erba londinese. Sinner si è arrogato il diritto di puntare all’impresa più grande superando Nole Djokovic, malconcio ma mai domo, l’uomo dei 24 Slam e di tutti i record. Così lo sport italiano, grazie al suo uomo oggi più popolare, può finalmente puntare – con giustificate ambizioni - a un altro grande obiettivo. Wimbledon è il trofeo che non abbiamo mai alzato dal 1877, da quando il tennis è entrato nel tempio. Non abbiamo mai vinto, nemmeno l’11 luglio 2021 nel giorno del trionfo azzurro agli Europei di calcio a Wembley contro l’Inghilterra. In quella giornata fausta per la Nazionale, andò male a Matteo Berrettini, respinto in finale proprio da Djokovic. Ci ha provato anche Jasmine Paolini l’anno scorso: nulla da fare. La Londra del tennis finora non ci è mai stata amica. Domani proverà a farle cambiare idea Sinner che, contro Alcaraz, può scrivere la storia. Perché vincere su quel campo vorrebbe dire cancellare uno degli ultimi tabù rimasti per lo sport italiano. Chi sa ancora emozionarsi per ciò che succede dentro uno stadio, per le piccole e grandi imprese di un nostro atleta, negli ultimi anni ha avuto la fortuna di assistere a ciò che sembrava impossibile, come gli ori olimpici di Marcell Jacobs sui 100 metri e della 4x100 a Tokyo 2021. Sinner ci sta abituando bene: negli ultimi 4 Slam ha sempre conquistato la finale. Ha vinto agli Us Open e agli Australian Open e ha perso al Roland Garros dopo aver avuto tre match point consecutivi contro Alcaraz. Jannik, 23 anni, e Carlos, 22, sono destinati a segnare un’epoca anche per l’età. Ed è impressionante notare che, oltre a loro, tra i tennisti in attività solo Djokovic (38 anni), Stan Wawrinka (40), Marin Cilic (36) e Daniil Medvedev (29) hanno vinto uno Slam: tre vicini al ritiro e un altro da tempo lontano dalla forma migliore.
l'effetto sinner
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L’Italia, con il numero 1 al mondo del tennis – cosa che non era mai successa – sta riscoprendo il dolce sapore della vittoria che fa bene un po’ a tutti, anche al sistema-Paese. Perché si torna a vedere l’effetto sull’indotto economico prodotto da un campione di uno sport globale. Se negli anni 90 i trionfi di Alberto Tomba avevano arricchito i produttori di abbigliamento tecnico e di sci, gli albergatori delle località alpine e i gestori delle piste e degli impianti di risalita, ora tocca a Jannik generare ricchezza per sé stesso e per gli altri. In Italia si vendono 200.000 racchette da tennis e 8.600.000 palline, i circoli negli ultimi 5 anni sono cresciuti da 3.247 a 5.700 e i campi da 10.150 a 12.500. Sono numeri che proiettano lo sport in altre dimensioni, in questo caso al di fuori dei confini di un campo in terra battuta o in cemento. Sinner è il nostro Superman con la maglietta a tinte azzurre come l’abito del supereroe e – idealmente - con la stessa esse disegnata sul petto, rossa come il colore dei capelli di Jannik. Quando il numero 1 cala il cappellino sulla testa, si isola dal resto del mondo, trova la forza di colpire per ore e ore dritti a 123 km/h di velocità media, rovesci a 117 km/h. Dopo le ultime Atp Finals ha rivelato uno dei segreti che lo rendono invincibile: "Mi sento come Valentino sotto il casco". Gli eroi, vecchi e nuovi, si assomigliano sempre...