Uno studio internazionale guidato da Anca Apavaloaei, ricercatrice post-dottorato alla Weill Cornell Medicine di New York, ha svelato un aspetto finora trascurato della biologia tumorale: la maggior parte degli antigeni riconosciuti dal sistema immunitario nel melanoma e nel tumore al polmone non deriva da mutazioni genetiche, ma da porzioni del genoma considerate fino a ieri "junk DNA", ovvero DNA spazzatura.
La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Cancer, rappresenta un cambio di paradigma rispetto alle ipotesi precedenti, secondo cui le mutazioni genetiche erano i principali bersagli per le terapie immunologiche.
Il DNA non codificante non è così inutile
Tradizionalmente, le immunoterapie anticancro si sono concentrate sugli antigeni derivanti da mutazioni specifiche del tumore. Tuttavia, grazie a un approccio innovativo e imparziale basato sulla spettrometria di massa, il team di Apavaloaei ha scoperto che solo l'1% degli antigeni tumorali deriva da sequenze mutate. Al contrario, ben 584 antigeni provengono da regioni non mutate, e di questi, 220 sono esclusivamente presenti nelle cellule tumorali.
Queste scoperte ribaltano le aspettative e valorizzano quelle aree del genoma che per decenni sono state considerate prive di funzione, perché non codificano per proteine note. Oggi si rivelano invece una miniera di informazioni preziose per la lotta contro il cancro.
Verso vaccini personalizzati contro tumore a polmone e melanoma
I nuovi antigeni scoperti non solo sono presenti in numerosi campioni tumorali, ma sono anche "immunogenici", ovvero capaci di stimolare una risposta immunitaria. Questo li rende candidati ideali per lo sviluppo di vaccini terapeutici personalizzati.
Anca Apavaloaei, oggi ricercatrice post-doc alla Weill Cornell Medicine dopo il dottorato all'Università di Montreal, spiega: «Questi antigeni non mutati saranno sottoposti a ulteriori validazioni precliniche, con l'obiettivo di testarli in studi clinici futuri. Speriamo che possano offrire un netto miglioramento nei trattamenti immunoterapici contro il melanoma e il tumore polmonare non a piccole cellule».
Lo studio è stato realizzato in collaborazione con l'azienda biotech Epitopea e con le università di McGill (Canada), Liegi (Belgio) e Losanna (Svizzera). L'unione di competenze in oncologia, genomica, immunologia e bioinformatica ha reso possibile un'analisi di precisione senza precedenti.