Samp, Barak è un lusso per la B. Ma il cambio di passo serve in campo

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Il centrocampista ceco chiude una buona campagna acquisti per i blucerchiati. Ma due sconfitte nelle prime due partite pesano come un macigno per Donati

Filippo Grimaldi

Giornalista

2 settembre - 07:40 - MILANO

L’ ultima carta pescata dal mazzo del mercato estivo porta il nome di Antonin Barak, il trequartista ceco arrivato dalla Fiorentina in prestito nobilita, almeno in parte, la rivoluzione estiva di una Sampdoria che ha provato a cambiare radicalmente volto per lasciarsi alle spalle una stagione da tregenda e un finale di campionato - l’ultimo - a dir poco da incubo. Oltre a Barak ha preso la via di Genova anche il difensore svedese Hadzikadunic, ex Rostov, che si aggiunge a Coubis, un altro rinforzo per il reparto arretrato aggregato al gruppo doriano già alla vigilia della trasferta di Bolzano.

doppio stop

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E qui si ritorna, però, nel campo degli avvenimenti dolorosi. Perché ancora una volta la sfida con il Südtirol ha messo a nudo i limiti enormi di un gruppo che deve crescere, e pure in fretta. Ultima in classifica dopo due giornate, cinque reti subìte e solo una fatta, due ko di fila. Si può obiettare che la stagione sia ancora all’inizio e solo dopo la sosta i blucerchiati potranno mostrare (in casa contro il Cesena) la loro veste definitiva, sperando che l’abito sia quello giusto per affrontare un campionato con meno patemi di quello passato. Resta il fatto che i tre gol presi contro la squadra di Castori (e pure il modo in cui il ko è maturato) hanno riaperto vecchie ferite riportando alla mente fantasmi che parevano cancellati. Fatale che una situazione del genere riaccendesse i brusii ed i malumori mai sopiti della piazza blucerchiata, i cui ventimila abbonamenti e più sono un attestato di affetto verso i colori del club, ma non automaticamente verso le persone che ne sono a capo. Tradotto: servirà, oggi più che mai, un verdetto del campo che giustifichi una stima così incondizionata. Certo la doppia sconfitta va contestualizzata, perché entrambe sono maturate in circostanze particolari: quella del Ferraris all’esordio contro il Modena ha segnato il crollo doriano solo nel finale dopo oltre un’ora di gioco in perfetto equilibrio, mentre a Bolzano, al di là del film dell’orrore nei i primi trenta minuti, ha ragione Donati quando a parziale discolpa della sua squadra racconta che "abbiamo fatto diciotto tiri in porta". Vero, ma non è bastato.

il domani

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Samp perfettibile per mille ragioni, ma – anche questo è un ulteriore elemento inoppugnabile – costretta ora a non poter più fallire. Cinque gol presi in due partite sono un’enormità e non può neppure essere escluso a priori un possibile avvicendamento in porta fra Ghidotti e il rampante Coucke, anche se questo vorrebbe dire bruciare definitivamente il primo. Di sicuro le premesse erano ben diverse. La squadra pareva avere superato il gap nel ritardo dell’inizio della preparazione estiva e della campagna di rafforzamento sul mercato, ma così non è stato, nonostante gli ottimi segnali maturati nel primo atto di coppa Italia contro lo Spezia al Picco. Il ceo Fredberg, l’uomo degli algoritmi che si divide le mosse sul mercato con Andrea Mancini, punta forte sull’esperienza di Hadzikadunic, una scelta resa possibile anche da una norma del regolamento Fifa (che si chiama 7 Fifa Rstp) introdotta in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, che consente ai giocatori stranieri di sospendere per un anno il loro contratto. Come ha fatto, appunto, Hadzikadunic.

servono certezze

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Le attenuanti, però, sono già finite. Per rialzare la testa serve registrare la difesa, innanzitutto e trovare poi una quadratura a livello tattico, anche se Donati stesso aveva spiegato che i suoi non avrebbero avuto lo stesso abito tattico in tutto il campionato, con il 3-5-2 o il 4-2-3-1 che sono solo idee di base. E ancora: bisognerà registrare il gioco in mezzo al campo, guidato ovviamente da Barak, l’uomo che può dare veramente il cambio di passo atteso da tempo. Non ultimo, servono un bomber (vano è stato l’assalto a Belotti e De Luca) e un leader. Il secondo più necessario del prima. Un uomo di personalità, che sappia far uscire la squadra da una situazione di calma piatta preoccupante, con la stessa aria di fatalismo che già si respirava l’anno scorso. Confidando, infine, nel genio di Pafundi e Pedrola. Grande talento, ma devono capire che questa Sampdoria oggi non li può aspettare all’infinito

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