Roccia lunare: indizi di una frana extraterrestre

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I campioni di roccia prelevati nel dicembre 1972 dagli astronauti dell'Apollo 17 stanno oggi offrendo nuove risposte – e nuove domande – su una delle formazioni più misteriose del nostro satellite: il cosiddetto Light Mantle, una vasta colata chiara che si estende per circa cinque chilometri alla base del Massiccio Meridionale della Valle di Taurus-Littrow.

Gli scienziati sospettano che si tratti del residuo di una gigantesca frana avvenuta milioni se non miliardi di anni fa. Ma cosa l'abbia innescata rimane un enigma: impatti di asteroidi, crolli montani o persino terremoti lunari sono tutte ipotesi in gioco. Per andare oltre le immagini orbitali, servono i campioni riportati a Terra: e proprio uno di questi carotaggi, sigillato per oltre cinquant'anni e aperto solo di recente, sta rivelando dettagli mai osservati prima.

Tesoro geologico. A guidare la nuova ricerca è Giulia Magnarini, specialista in geologia planetaria. Analizzando il nucleo roccioso, la sua squadra ha potuto studiare da vicino i "clasti", ossia i frammenti di roccia distaccatisi dal massiccio durante la frana. Grazie alle moderne tecniche di micro-tomografia computerizzata, gli scienziati hanno osservato che i clasti stessi si sono sgretolati e hanno contribuito a far "scorrere" la frana come un fluido, sulla Terra verrebbe chiamata "colata", un processo sorprendente per un ambiente privo d'acqua come la Luna.

«Questi campioni sono preziosissimi», spiega Magnarini. «Non solo ci raccontano la storia geologica del sito, ma ci insegnano anche come preservare e studiare materiali extraterrestri in vista delle missioni future, come il programma Artemis».

Apollo 17: missione record. L'Apollo 17, decollato il 7 dicembre 1972, l'ultima missione lunare del programma Apollo, fu una spedizione ricca di primati. Stabilì infatti, il record per la più lunga permanenza sulla superficie lunare (oltre tre giorni). Riportò sulla Terra 110,5 chilogrammi di rocce, il carico più abbondante di tutte le missioni Apollo. Portò per la prima volta piccoli animali – cinque topi – in orbita lunare, in un esperimento sugli effetti dei raggi cosmici.

E soprattutto, segnò la discesa sulla Luna del primo scienziato: Harrison "Jack" Schmitt, geologo, che insieme al comandante Eugene Cernan raccolse campioni mirati e condusse osservazioni di grande valore scientifico. Non a caso, il Light Mantle o Mantello Luminoso era uno degli obiettivi principali della missione. La sua origine misteriosa incuriosiva gli scienziati già allora, e continua a farlo oggi.

Un legame con il cratere Tycho? Un'ipotesi intrigante collega la formazione del Mantello Luminoso al grande cratere Tycho, uno dei più giovani e spettacolari della Luna.

L'impatto che lo generò circa 100 milioni di anni fa proiettò innumerevoli tonnellate di materiale a grande distanza, creando crateri secondari che ancora oggi si irradiano dalla sua posizione.

«È possibile che parte di quei detriti sia precipitata nella regione del Massiccio Meridionale, innescando la frana che ha creato il Mantello Luminoso», osserva Magnarini. Un'ipotesi che i ricercatori stanno ora testando, confrontando i dati dei campioni Apollo con le simulazioni al computer. Nulla toglie tuttavia, che la frana si sia innescata molto tempo prima in seguito all'impatto di un asteroide di medie/grandi dimensioni.

Il futuro è Artemis. La lungimiranza della NASA, che decise di conservare parte dei campioni intatti per le generazioni future, si rivela oggi una scelta vincente. Tecniche inesistenti negli anni Settanta permettono ora di esplorare i campioni con una precisione paragonabile a quella delle analisi mediche avanzate. In questo senso, la ricerca sul Mantello Luminoso non è solo uno sguardo al passato remoto della Luna, è anche un ponte verso il futuro.

Le conoscenze acquisite contribuiranno infatti, a preparare le prossime esplorazioni umane e robotiche del programma Artemis, con l'obiettivo di stabilire una presenza duratura sul nostro satellite. Cinquant'anni dopo, le rocce raccolte da Cernan e Schmitt continuano a parlare. E forse, come mezzo secolo fa, stanno aprendo la strada a una nuova era di esplorazione lunare.

Fotogallery 20 luglio 1969, Apollo 11: ecco la Luna

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