Rob Minkoff: "L'Ia cambierà il cinema? Sarà il pubblico a decidere"

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Il regista del capolavoro Disney 'Il re leone' è tra i giurati del Reply AI Film Festival che a Venezia premia i cortometraggi che utilizzano strumenti di intelligenza artificiale

Una scena de 'Il re leone', Rob Minkoff e un'immagine del Reply AI Film Festival Una scena de 'Il re leone', Rob Minkoff e un'immagine del Reply AI Film Festival

04 settembre 2025 | 10.58

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Se una parte dell’industria cinematografica teme l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla settima arte, c’è anche chi è ottimista e guarda all’Ia come una risorsa. È il caso di Rob Minkoff, co-regista del capolavoro del 1994 'Il re leone', che si trova a Venezia come giurato della competizione internazionale del Reply AI Film Festival, aperta a tutti i creativi che hanno realizzato un cortometraggio utilizzando nuove tecnologie e strumenti di Intelligenza Artificiale. "C'è scetticismo e un’ansia tremenda tra i professionisti del cinema sull’uso dell’intelligenza artificiale. Per una buona ragione, perché la promessa generale dell’Ia è di sostituire il lavoro umano, ma questo strumento permetterà ai filmmaker di fare cose che oggi non sono possibili. Il pubblico viaggerà in un mondo che al momento è inimmaginabile", dice all’Adnkronos.

Oggi, giovedì 4 settembre, le opere finaliste selezionate – scelte tra oltre 2.500 corti provenienti da 67 paesi – saranno premiate in una cerimonia speciale, in contemporanea con l'82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale, presso la lounge Priceless di Mastercard all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia. "Siamo all’inizio dello sviluppo di questa tecnologia e siamo ancora lontani dal momento in cui gli strumenti dell’intelligenza artificiale potranno essere utilizzati per creare lungometraggi. Nonostante questo, i risultati sono davvero impressionanti, il potenziale è praticamente illimitato. Ero qui a Venezia anche lo scorso anno e la qualità dei film è migliorata incredibilmente", spiega Rob Minkoff.

Regista anche dei primi due 'Stuart little' e di 'Mr. Peabody e Sherman', Minkoff è stato uno dei pionieri dell’uso del computer al cinema. Con la celebre scena della corsa degli gnu nel suo 'Il re leone' (co-diretto con Roger Allers), dimostrò in Disney le potenzialità dell’animazione digitale e come poteva essere integrata nell’animazione 2d. "Se avessimo dovuto affidarci alle tecniche tradizionali – racconta all’Adnkronos - non sarebbe stato possibile realizzare la scena degli gnu. Il computer l’ha reso possibile. Questi strumenti sono validi perché, a beneficio degli spettatori, permettono di fare cose che non sarebbero realizzabili in nessun altro modo".

Tutto però parte sempre dalla storia e dal modo in cui l’autore sceglie di raccontarla. Senza questa base non c’è tecnologia che tenga. Come membro della giuria presieduta da Gabriele Muccino alla competizione del Reply AI Film Festival "quello che guardo è la qualità cinematografica che è qualcosa che va oltre le pure riprese, ha a che fare con il concept della storia, con le emozioni che evoca". "La cosa più importante è che lo storytelling sia efficace. I film finalisti – spiega Minkoff - sono un fantastico esempio di come si racconta una storia in pochi minuti. C’è differenza tra l’intento dell’artista e l’esecuzione e quando stai giudicando un film devi considerare entrambi questi aspetti. Grazie all’intelligenza artificiale questi filmmaker possono realizzare immagini incredibilmente d’impatto ma la storia e il modo in cui viene raccontata restano gli elementi più critici perché sono quelli che comunicano con il pubblico. Quello che sta facendo l’Ia è dare più potere di controllo al filmmaker che non ha più bisogno di milioni e milioni di dollari per realizzare la sua visione. Senza l’Ia questi cineasti non sarebbero mai riusciti a fare questi film, soprattutto perché sarebbero risultati incredibilmente costosi”.

Il regista prevede che il tema economico avrà sicuramente un peso nella diffusione dell’intelligenza artificiale al cinema. "Il sistema non cambierà velocemente. I grandi studi hanno i soldi e il potere di fare le cose come le vogliono fare e sono loro ad avere a che fare con i sindacati (l’uso dell’Ia fu proprio uno dei temi del lungo sciopero di attori e sceneggiatori nel 2023 ndr). Oggi dicono che non useranno l’Ia per sostituire i lavoratori, tra qualche anno parleranno diversamente non perché lo vogliano ma perché è così che vanno le cose. Se si può realizzare con 10 milioni un film che ne sarebbe costato 100, i produttori diranno 'fantastico spendiamo meno'". E questo come cambierà le cose? "La mia teoria è che se puoi permettere di realizzare un film da 100 milioni, in un mondo dove un film ne costa 10, si faranno 10 film con lo stesso budget: questo diversifica i rischi e dà più opportunità ai filmmaker".

Il futuro, in ogni caso, è in mano agli autori e al pubblico. Saranno loro, spiega Minkoff, a scegliere la strada che percorrerà il cinema del futuro. "Nella mia esperienza – dice – l’intelligenza artificiale è come un leone da domare. L’Ia è uno strumento dalle infinite potenzialità e proprio per questo ha bisogno di una direzione, del punto di vista di un buon filmmaker con una storia da raccontare". E poi ci sono gli spettatori. “C’è una cosa che l’Ia non sostituirà: il pubblico. E alla fine dei conti vincerà cosa piacerà al pubblico. Se all’audience non dovessero piacere i contenuti realizzati con l’intelligenza artificiale, non si continuerebbe a farne. È da sempre il pubblico a fare le regole, scegliendo cosa vedere”. (di Corinna Spirito)

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