Rinvii e cancellazioni, recupero sul filo di lana per gli aiuti alle imprese

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 Un salvataggio in estremis, un recupero sul filo di lana, con la possibilità - non ancora esclusa - che poi un decreto possa focalizzare ulteriormente le norme. Il governo prepara un provvedimento per recuperare alcuni importanti interventi immaginati per il sostegno alle imprese, ma sul tavolo non è escluso che possano tornare anche la partita previdenziale, come il silenzio assenso per portare il Tfr dentro i fondi complementari. E se durante un'intera giornata si era ipotizzata l'idea di un decreto come contenitore degli interventi rinviati, alla fine potrebbe arrivare un nuovo emendamento.


Il nuovo decreto approderà in cdm "probabilmente la settimana prossima", ha detto in mattinata il ministro dei rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Poi in serata, dopo la convocazione del vertice di Palazzo Chigi, ha avvisato del possibile cambiamento: "stanno scrivendo l'emendamento, stasera lo depositiamo". In giornata aveva indicato chiaramente il nodo: "È chiaro che c'è stata questa decisione perché la Lega ha posto un problema politico sulle coperture previdenziali, troveremo un'altra soluzione, salvaguardando non solo l'aspetto previdenziale che sta a cuore alla Lega, ma anche tutti gli altri aspetti che riguardano le imprese: imprenditori, tutta la parte transizione 5.0, Zes", ha spiegato il ministro.


Anche il capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ipotizzando il decreto legge, aveva spiegato che paradossalmente le misure che sono state tolte dalla manovra sono "avvantaggiate e non penalizzate" perché sarebbero entrate in vigore subito e non da gennaio, quando la manovra esplica i propri effetti.
L'attesa è ora sui contenuti. Nell'emendamento, o in un decreto successivo, potrebbero esserci ulteriori risorse per il Piano casa, considerando che in manovra sono stati stanziati solo 10 milioni per il 2026. "Tutto quello che ci sarà eventualmente in più sarà in un decreto che dovrebbero fare entro fine anno", ha detto il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, a margine dei lavori della commissione.
Per certi versi la Legge di bilancio ha avuto un percorso piuttosto tormentato, con misure che sembravano pronte a entrare nel testo e poi sono state rielaborate, rinviate o cancellate, come in una "tela di Penelope" continuamente tessuta e disfatta.


Oltre alla stretta sulle pensioni, dalla manovra sono saltate anche le norme sul Tfr per i nuovi assunti che ora, ad esempio, la segretaria della Cisl Daniela Fumarola chiede di reintrodurre a gran voce. Potrebbe rispuntare velocemente. La misura prevedeva l'adesione automatica alla previdenza complementare per i lavoratori dipendenti del settore privato di prima assunzione. Non è stata, poi, introdotta la nuova tassa diretta sulla vendita dell'oro. Le ipotesi di tassazione al 12,5% sui lingotti e monete da investimento sono state discusse, ma non sono entrate nel testo finale. Scomparse anche le nuove risorse per 1,3 miliardi per finanziare il credito d'imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti.
Via libera, invece, alla rottamazione quinquies come previsto dalla manovra, ma senza l'ampliamento chiesto dalla Lega. Che però incassa l'ok a una modifica dei tassi di interesse sulle rate: dal 4% scendono al 3%. 

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