Squadra che non vince si cambia, ma dopo il ko in Champions e le prime operazioni i nerazzurri non possono permettersi di abbassare il livello della rosa
L'Inter si è fermata a Monaco, alla disgraziata notte del 31 maggio. Se oggi dovessimo metter giù una formazione titolare, più o meno indicheremmo gli undici cavalieri che non fecero l’impresa contro il Psg o che la fecero al contrario. Forse apriremmo una parentesi a centrocampo, perché in America, al Mondiale per club, il giovane Petar Sucic ha lasciato intravvedere doti e personalità in abbondanza. Luis Henrique, l’altro acquisto, non ha convinto. Ange-Yoan Bonny, il terzo nuovo arrivato, competerà con Pio Esposito dietro Lautaro e Thuram.
la situazione
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A oggi, l’Inter ha acquistato due riserve (Luis Henrique e Bonny) e un possibile o probabile titolare (Sucic), e ha riportato a casa una bella promessa (Pio Esposito). Affari che ci stanno e che però sono di nicchia, catalogabili alla voce investimenti o scommesse. Non siamo neppure a metà luglio, il mercato è ancora lungo, ma serve un’impennata, un nome forte o più d’uno, qualcuno che sia una certezza. Non si tratta di comprare tanto per, ma di rafforzare la squadra con profili definiti, già di alto livello.
il guizzo
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In parole povere, c’è bisogno di un colpaccio. Per esempio di un giocatore che alzi il livello tecnico di una squadra a tratti compassata. Nell’ultima stagione, Dumfries è stato l’unico capace di strappare, e lo faceva di forza. perché l’olandese non ha piedi delicati o ispirati. Rinnovare va bene, abbassare l’età media è quasi doveroso, a patto di non ridimensionare, anche perché ne risentirebbe il fatturato. Squadra che non vince si cambia.