Riforma della giustizia, scontro toghe-Marina Berlusconi

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Sulla riforma della giustizia è scontro tra le toghe e Marina Berlusconi. Dopo la trentennale polemica tra l'ex premier e una parte della magistratura, la figlia del Cavaliere, in una lettera pubblicata sul Giornale, definisce la giustizia come "la grande e vera emergenza" sottolineando che la riforma "sarà comunque un passo avanti significativo verso una giustizia veramente giusta" anche se non servirà "a restituire a mio padre trent'anni di vita avvelenati e devastati dalle calunnie e dalle false accuse".

Parole che hanno scatenato l'immediata reazione dell'Associazione nazionale magistrati. Per il presidente del sindacato delle toghe, Cesare Parodi, chi "fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia" e "allora perché lamentarsi di una giustizia che comunque arriva ad un risultato che viene condiviso?".

Parlando all'assemblea generale del sindacato, che ha formalmente dato il via alla campagna referendaria, Parodi ha aggiunto di "non avere mai detto che la magistratura non abbia commesso degli errori. Sarebbe assolutamente sciocco dire questo perché il sistema prevede tre gradi di giudizio: gli errori della magistratura sono un fatto fisiologico, non patologico".

La presidente di Fininvest ha vergato la missiva dopo che la Cassazione ha reso definitivo il no alla confisca del patrimonio di Marcello Dell'Utri "respingendo definitivamente le tesi della Procura generale di Palermo - scrive Marina Berlusconi - che continuava ad attribuire una presunta 'pericolosità mafiosa' di Dell'Utri".

La primogenita dell'ex premier e fondatore di Forza Italia, si dice "fermamente convinta" della "necessità di una riforma dell'ordinamento giudiziario: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici, e la riforma del Consiglio superiore della magistratura per ridurre lo strapotere delle correnti". Sono "interventi 'urgenti' - prosegue -, ma lo sono ormai da decenni. Esattamente come sarebbe urgente una nuova e vera responsabilità civile dei magistrati. Perché il principio deve valere per tutti e chi sbaglia deve pagare".

Dal canto suo il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sostiene che se il risultato del referendum "fosse in una certa direzione" la "politica si troverebbe ipotecata dalla magistratura come è stato a lungo a dopo Tangentopoli" mentre per Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, si dice pronto "ad organizzare comitati per il referendum e a difendere questa riforma" che "Fi ha a voluto fortemente".

Per i vertici del partito "la responsabilità civile dei magistrati e una radicale riforma della giustizia non solo sono necessarie ma urgenti". Sul fronte del "no" le opposizioni. Il leader degli M5s, Giuseppe Conte il governo con il progetto della separazione delle carriere vuole una "giustizia completamente piegata alla politica". Le toghe si dicono, comunque, pronte alla sfida e lanciano un invito all'unità, alla "compattezza" nel vincere la sfida referendaria.

"Noi non facciamo una battaglia politica - sostiene Parodi dall'aula magna del Palazzaccio -, siamo a difesa di valori costituzionali nei quali crediamo e che questa riforma altera". I magistrati puntano a coinvolgere i cittadini le cui decisioni nell'urna dovranno "avvenire sulla base di una conoscenza effettiva dei problemi e non di pregiudizi ideologici", spiega il sindacato aggiungendo che oggi "siamo quasi a un anno dallo sciopero indetto contro la riforma" e "registriamo che la partecipazione non è calata ma addirittura aumentata: questo chiaramente è un segnale positivo e pensiamo che l'evento di oggi possa essere utile anche per comunicare all'esterno che non siamo soli".

Per il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, per il quale c'è "l'idea strisciante e neanche molto nascosta di controllare il pubblico ministero, di normalizzare la magistratura, di far diventare i magistrati dei perfetti burocrati".

Nordio: 'Spero in un referendum sulla giustizia in termini pacati'

"Spero sia un referendum da tenere in termini pacati, nell'interesse della politica". C'è il rischio che, nel caso l'esito fosse in una certa direzione, "la stessa politica si troverebbe ipotecata dalla magistratura come è stato a lungo dopo Tangentopoli".

Ne ha parlato oggi, a Treviso, il ministro della giustizia, Carlo Nordio, intervenendo ad un'assemblea dell'Ordine degli avvocati a proposito della consultazione prevista sulla legge di riforma della magistratura. 

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