Retegui, l'ennesima plusvalenza da applausi dell'Atalanta. E subito si investe

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Le cessioni di Retegui e Ruggeri, con una plusvalenza di 73 milioni, e l'acquisto del 17enne Ahanor per 17 milioni certificano la politica di un club che ogni anno cede i pezzi migliori. Ma investe e continua a far risultati

Carlo Laudisa

Collaboratore

11 luglio - 18:34 - MILANO

Sia chiaro. Undici mesi fa Mateo Retegui è sbarcato a Bergamo quasi per caso. Nel frattempo è diventato capocannoniere, sostituendo come meglio non avrebbe potuto l’infortunato Scamacca. E ora se ne va, lasciando in dote all’Atalanta una super vendita da 68 milioni di euro. Lui va a farsi ricco in Arabia Saudita con uno stipendio da 20 milioni all’anno e "toglie il disturbo" tra gli applausi. In tutti sensi. 

manuale

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La vicenda del centravanti italo-argentino è da manuale. In poco meno di un anno il giocatore costato 21 milioni viene rivenduto a 68 (bonus compresi), assicurando una plusvalenza a bilancio di ben 53 milioni, visto che va scontata la quota di 5 milioni circa del primo anno di ammortamento. E questo lieto fine evita una possibile tensione di spogliatoio, considerato che Retegui rivendicava un aumento dell’ingaggio come riconoscimento per il suo ottimo rendimento. Non a caso i suoi rappresentanti nelle scorse settimane avevano avuto degli approcci con club di Premier League e della Liga: in particolare con l’Atletico Madrid. Ma questi appuntamenti avevano prodotto solo delle risposte interlocutorie. Insomma se non fosse arrivata questa mega opportunità per tutti, i vertici atalantini avrebbero comunque dovuto risolvere un caso, considerato che i due milioni netti di stipendio non lo soddisfacevano più. 

altra cessione

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Tuttavia non va dimenticato che il mese di luglio si è aperto con un’altra cessione rilevante, quella di Matteo Ruggeri all’Atletico Madrid per 20 milioni (bonus inclusi). In questo caso il beneficio per il bilancio è totale, considerato che il mancino è cresciuto nel vivaio bergamasco. Dunque la voce del bilancio attivo tocca già quota 73 milioni, anche se vanno dedotti i 17 milioni (+6 di bonus e un 5% sulla rivendita) investiti subito per il promettente Honest Ahanor dal Genoa. Una cifra record per un diciassettenne con appena sei presenze in serie A. Nonché la prova che i vertici atalantini non si fermano mai: incassano, ma guardano subito al futuro con nuovi investimenti. E guardando sempre a giovani talenti da valorizzare. 

passato recente

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Anche nella scorsa stagione le spese sono arrivate a quota 113 milioni, ma il risultato finale è stato un rosso di 43 milioni. Sì, nonostante la cessione d’oro di Koopmeiners alla Juventus per circa 60 milioni di euro. In contemporanea, infatti, sono arrivati un bel po’ di calciatori in cerca di affermazione. Se si va indietro alla stagione 2023 24 addirittura c’è la cessione più ricca del storia: quella di Hojlund al Manchester United addirittura per 78 milioni di euro. Anche per il danese l’estate precedente erano stati investiti 21 milioni di euro. Pure in quel caso con una felicissima intuizione per un ventunenne tutto da scoprire. Nell’estate del 2022 arrivò il colpaccio di Romero, passato al Tottenham per 52 milioni di euro. Un affarone, considerato che il difensore argentino era costato appena 18 milioni nell’operazione congegnata con la Juve. 

situazione

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Come si può notare sono cifre in crescita, a dimostrazione di come il prezzo di un calciatore sia legato al suo rendimento stagionale, ma anche alla qualità del brand della società che lo ha tesserato. E, sotto questo profilo, i risultati dell’Atalanta sono la riprova di una crescita inarrestabile. Tanto che la Dea è ormai un punto di riferimento in Europa. Oltre che la dimostrazione più importante di come quest’import-export atalantino non sia un semplice (e arido) conteggio di entrate e uscite. Il successo della gestione Gasperini (che Jurić è chiamato a consolidare) è la garanzia di una politica di potenziamento che poggia su concetti forti. A dispetto del turnover dei singoli, c’è una filosofia societaria di valore assoluto, votata alla programmazione. Non è un caso, dunque, che l’azionista americano Pagliuca abbia lasciato la gestione (di fatto) del club alla famiglia Percassi. Una garanzia assoluta.

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