Papà del collega e corrispondente da Bologna Matteo. Aveva 88 anni. Da cronista ha vissuto e raccontato pezzi importanti di storia e sport d'Italia: memorabili i servizi sulla finale mondiale vissuta del Presidente Pertini nel 1982. Poi ancora tanto calcio, soprattutto nella sua Bologna, e Formula Uno
La famiglia Rosa ha perso una dei più brillanti “attaccanti” del giornalismo sportivo. Con Raffaele Dalla Vite, morto oggi a 88 anni, se ne va un tenace e brillante cronista, di quelli capaci di spaziare su più fronti grazie alla innata simpatia che ispirava subito nell’interlocutore di turno, stabilendo immediatamente rapporti proficui e duraturi. Che si trattasse di calciatori, allenatori, dirigenti o magari personaggi della Formula 1, l’altra “materia” esercitata in una carriera lunga e piena di esperienze umane e professionali. Legatissimo al Bologna, la squadra della sua città, fin dai tempi dello scudetto vinto sull’Inter dalla formazione di capitan Bulgarelli, “Raffa” si è occupato di altri club (Parma e Udinese in primis) con la stessa professionale applicazione, arrivando a “vincere” il mondiale del 1982 al seguito degli azzurri di Enzo Bearzot.
il reportage su pertini
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Proprio a quella esperienza vincente è legato il reportage che aveva regalato a lui probabilmente la maggiore soddisfazione della carriera e al nostro giornale una pagina molto speciale considerato l’affetto che la nazione riversava nel suo presidente della Repubblica. Raccontare la giornata madrilena di Sandro Pertini, volato da Roma ad assistere alla finale tra l’Italia e la Germania, significò riempire il taccuino delle simpatiche battute di quello straordinario protagonista della nostra scena politica, per poi condensarle in un lungo e imperdibile racconto culminato nelle indelebili scene di esultanza (immortalate dalle telecamere) che Pertini seppe esternare nella tribuna d’onore al fischio finale, seduto di fianco al re Juan Carlos di Spagna, visibilmente contento del trionfo azzurro. Era l’11 luglio 1982.
raffa, inviato speciale
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Otto anni più tardi, un certo Diego Maradona negò all’Italia di Azeglio Vicini la chance di tentare il bis. Dalla Vite seguì da vicino anche quella avventura dopo essersi dedicato, nella fase iniziale del Mondiale, pure al Brasile. Com’era accaduto in Spagna. Lasciata la maglia azzurra ecco che l’infaticabile, appassionato Raffaele indossa la tuta rossa della Ferrari. Una trasmigrazione quasi naturale considerando la vicinanza di Maranello (e Imola) a Bologna. Pure qui, in Formula Uno, il nostro cronista riesce a prendersi belle soddisfazioni sapendo penetrare nel difficile ambiente dei piloti. Sono gli anni dei trionfi del Cavallino e di Schumacher, il nostro Raffaele è sempre presente perpetrando una vita da “inviato speciale” che non gli impedisce comunque di avviare al nostro mestiere il figlio Matteo, tuttora in forza all’organico rosa. A lui, innanzitutto, e ai suoi cari va quindi il commosso abbraccio di tutta la Gazzetta. Raffa, pur essendo in pensione da diversi anni, in fondo non se n’è mai andato dal giornale, perlomeno nel ricordo di chi ha preso parte alla sua epoca. E le sue “tattiche” di avvicinamento al personaggio da intervistare, improntate alla bonomia e all’eleganza del primo impatto, dovrebbero essere oggetto di studio nelle scuole dell’Ordine.