Pogacar-Evenepoel, storia di un duello impari tra due fenomeni

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Soudal Quick-Step’s Belgian rider Remco Evenepoel (L) speaks with UAE Team Emirates’s Slovenian rider Tadej Pogacar (R) ahead of the 119th edition of the Giro di Lombardia (Tour of Lombardy), a 238km cycling race from Como to Bergamo on October 11, 2025. (Photo by Marco BERTORELLO / AFP)

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Dal dominio del fuoriclasse sloveno alla resilienza del belga, la storia si ripete. E insegna che la grandezza può nascere anche nell’ombra dei giganti

Paolo Marabini

14 ottobre - 08:52 - MILANO

è successo anche ad altri. E non solo nel ciclismo. Nasci enfant prodige, ti tramuti quasi subito in fenomeno, finanche destinato a scrivere la storia del tuo sport, poi la tua strada si incrocia sul più bello con quella di un avversario che è ancora più fenomeno di te. E che ti lascia giusto una gioia una tantum, facendoti rimpiangere di essere nato nella stessa epoca. L’ultimo caso porta i nomi di Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, i mattatori del ciclismo di oggi, che nelle ultime tre occasioni — una più prestigiosa dell’altra: Mondiale, Europeo e Lombardia — hanno occupato le prime due posizioni. Ma sempre con lo stesso ordine d’arrivo: (nettamente) primo il nuovo despota Pogacar e secondo Evenepoel, che è pur sempre il campione olimpico, il miglior specialista al mondo della cronometro e il re di due Liegi-Bastogne-Liegi. Il pensiero, per restare nello stesso sport, va subito a Eddy Merckx e Felice Gimondi, con il bergamasco che dopo i trionfi precoci — Tour de France ’65 e Parigi-Roubaix ’66 in primis — fu costretto a ingoiare molti bocconi amari per mano del Cannibale. 

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