Perché gli infarti fanno meno danni di notte?

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L'esperienza clinica dice che gli attacchi di cuore di primo mattino sono più pericolosi di quelli che avvengono nelle ore notturne. Uno studio pubblicato sul Journal of Experimental Medicine (JEM) potrebbe ora spiegare il perché: i neutrofili, i globuli bianchi che intervengono - anche con effetti controproducenti - in caso di danno ai tessuti, sono più attivi e inclini a causare infiammazione eccessiva durante il giorno. Obbligarli ad agire come se fossero in "modalità notturna" sembra proteggere il cuore colpito da infarto dai danni collaterali ai tessuti.

Le nostre difese seguono i ritmi circadiani

Poiché l'uomo è un animale diurno, il nostro sistema di difese è più attivo durante il giorno, quando è più probabile che entriamo a contatto con un patogeno. Ma alcuni attori immunitari, come i globuli bianchi neutrofili, sono in prima linea anche in caso di infiammazione acuta: durante un infarto, un intervento chirurgico, un'ustione, un trauma. Tuttavia, il loro tentativo di promuovere i meccanismi infiammatori e rimpiazzare le cellule danneggiate può andare oltre il necessario e finire per danneggiare anche i tessuti sani.

Quasi la metà del danno al cuore dopo un infarto è dovuto all'infiammazione causata dall'attività dei neutrofili: l'entità del danno, però, fluttua durante il giorno, un fatto che suggerisce che anche l'attività dei neutrofili sia soggetta ai ritmi circadiani, i cicli fisiologici interni che regolano tutte le funzioni del nostro corpo.

Attacchi di cuore: la notte li attenua

Una collaborazione di scienziati coordinati dall'Università di Yale e dal Centro Nazionale Spagnolo per la ricerca cardiovascolare ha analizzato i dati di migliaia di pazienti di un ospedale spagnolo per confermare che, in ragione di una ridotta attività dei neutrofili, gli attacchi di cuore notturni recano un danno meno grave ai tessuti cardiaci. Quindi, i ricercatori hanno confermato che nei topi, come negli esseri umani, gli infarti nelle prime ore del mattino causano danni più estesi al cuore, proprio per l'aumentata attività dei neutrofili a quest'ora del giorno.

A questo punto il team ha verificato che esiste una strategia per "bloccare" l'orologio biologico dei neutrofili e congelarlo in modalità notturna: questo trucco permette di circoscrivere i danni ai tessuti in caso di infarto miocardico, perché di notte i globuli bianchi sembrano intervenire soltanto dove è effettivamente necessario, al centro della ferita iniziale, e non nei dintorni dove sono presenti tessuti sani. Di notte, in pratica, la loro azione è più mirata e meno massiccia e casuale.

Il farmaco è una molecola chiamata ATI2341 che imita un composto prodotto naturalmente dal nostro corpo di notte: prende di mira un recettore sulla superficie dei neutrofili e cambia il comportamento cellulare dei globuli bianchi, mettendoli in una modalità meno attiva.

Meno infiammati ma comunque protetti

In questo modo è possibile regolare l'infiammazione senza compromettere le difese immunitarie. Secondo gli autori dello studio, bloccare i ritmi circadiani dei neutrofili non solo ha protetto il cuore dei topi, ma ha migliorato la risposta a certi patogeni e ridotto altri processi infiammatori dannosi. I risultati potrebbero aprire la strada a nuove terapie per proteggere gli organi interni dai danni causati da infiammazioni eccessive.

Fotogallery Immagini dinamiche del cuore in 3D

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