Al congresso Sin: "Diagnosi precoce consentirà utilizzo farmaci neuroprotettivi che rallentano progressione di malattia"
Leonardo Lopiano, professore di Neurologia università degli studi di Torino, azienda ospedaliera Città della salute e della scienza ‘Molinette’
28 ottobre 2025 | 14.11
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"La malattia di Parkinson, è una malattia neurodegenerativa, la seconda in termini di frequenza dopo la malattia di Alzheimer. In Italia si contano circa 300.000 pazienti. La patologia può avere anche un esordio precoce, prima dei 50 anni. Come tutte le malattie neurodegenerative, comincia anni prima della diagnosi e la neurodegenerazione può precedere cinque, dieci o 15 anni la diagnosi clinica. La ricerca" sta mettendo a punto "dei mezzi per poter individuare i soggetti a rischio per poter intervenire con un programma di prevenzione". E’ quanto affermato da Leonardo Lopiano, professore di Neurologia università degli studi di Torino, azienda ospedaliera Città della salute e della scienza ‘Molinette’ di Torino, al 55° Congresso della Società italiana di neurologia (Sin).
"Oggi sappiamo che la prevenzione, come la conduzione di uno stile di vita sano, è molto importante per molte malattie neurologiche - spiega Lopiano - Nel Parkinson una diagnosi così precoce ci consentirà di utilizzare dei farmaci neuroprotettivi, in grado, cioè, di rallentare la progressione di malattia. L'altro grosso problema è la fase avanzata di malattia: molti pazienti per alcuni anni stanno bene grazie alle terapie tradizionali e poi sviluppano la cosiddetta fase complicata di malattia. E' definita 'complicata' - illustra l'esperto - in quanto i pazienti manifestano fluttuazioni motorie, passando da uno stato di relativo benessere motorio ad uno stato di blocco e possono avere anche delle gravi discinesie, dei movimenti involontari. Questo forse è il momento più difficile per trattare questi pazienti".
In questo caso "abbiamo varie strategie, dalla stimolazione cerebrale profonda, che si usa già da molti anni, all'infusione intestinale di levodopa, l'infusione sottocutanea e continua di apomorfina - aggiunge Lopiano - A tale proposito, una novità degli ultimi due anni per i pazienti in fase avanzata è l'infusione sottocute di levodopa. Questa formulazione, con un dispositivo portatile, consente la somministrazione sottocute anche per 24 ore, portando a un grande miglioramento dei blocchi motori e delle discinesie, con una qualità della vita nettamente migliorata. Ormai la tecnologia è imprescindibile - sottolinea il neurologo - Anche in questo settore, infatti, c'è un mondo legato all'intelligenza artificiale, alla sensoristica, alla possibilità di studiare i pazienti mentre sono al proprio domicilio. La tecnologia ci sta aiutando nel migliorare, ad esempio, la stimolazione cerebrale profonda. Si sta andando verso una fusione del metodo clinico con l'intelligenza artificiale e tutto ciò che è neuro-tecnologico, un grande settore in grande sviluppo", conclude
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