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Con la Virtus ha conquistato lo scudetto del basket ed è stato eletto miglior difensore delle Finals: “Mi è sempre piaciuto aiutare gli altri: sono generoso e altruista per natura. Che emozione portare la Coppa a Polonara”
Fabrizio Salvio
5 luglio - 09:51 - MILANO
Nove e mezza del mattino a casa Pajola, Ancona. Caffè, capelli più scarmigliati del solito, aria rilassata di chi è appena sveglio e si sente in pace con se stesso e col mondo. Fuori, sole e mare. Insomma, finalmente vacanza, riposo, lettino e ombrellone. Macché. “Tra qualche giorno parto per il Giappone. Una scelta più di Margherita che mia, anche se da qualche tempo mi sono appassionato agli ‘anime’, i cartoni animati giapponesi. Li guardo in lingua originale con sottotitoli. E poi in Giappone sono già stato per le Olimpiadi, anche se stavamo chiusi nel Villaggio. Ma quel poco che ho intuito della loro cultura mi ha incuriosito. Dunque si va, anche se non saranno giorni di relax”. Al ritorno, da metà luglio, si riparte col basket: lo aspetta la Nazionale, impegnata da fine agosto all’Europeo. Ora, però, il venticinquenne Alessandro Pajola ha ancora addosso il sapore forte dello scudetto, dedicato ovviamente al compagno Achille Polonara, in lotta contro la leucemia mieloide: “In ospedale gli abbiamo portato la coppa dello scudetto. ‘È anche tuo’, gli abbiamo detto. Ci siamo abbracciati con gli occhi, senza bisogno di tante parole”.