Dalle materie prime al controllo qualità, la filosofia naturale di Falconeri nella sua nuova collezione, con tre tinte tra cui scegliere
Simona Airoldi
8 novembre - 12:59 - MILANO
Varcare la soglia dello stabilimento Falconeri, a Biella, è come entrare in un mondo ovattato all’interno del quale il rumore dei macchinari viene attutito dal fruscio leggero delle fibre di cashmere. A dominare la scena è il florilegio di balle soffici e compatte asserragliate ovunque, con all’interno i pregiati velli delle capre mongole pressati e mantenuti a un’umidità controllata, in paziente attesa di diventare filati prima, e maglioni, poi. È questo il primo passo di un viaggio che unisce la forza della natura alla precisione della tecnica e dell’ingegno umano.
le materie prime
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La visita in fabbrica può essere considerata come un vero e proprio percorso sensoriale. Il punto di partenza è rappresentato dal magazzino delle materie prime, quindi si prosegue verso la pettinatura, cioè il momento in cui le fibre lunghe (le più preziose) vengono separate da quelle corte che andranno invece a comporre altri blend: da queste parti non si butta via niente, sia chiaro. Poi è il momento della mistatura, dove le fibre vengono bagnate con acqua e agenti antistatici per poterne agevolare la lavorazione. Nella cardatura, invece, una serie di cilindri metallici districano i fiocchi e successivamente li trasformano in un velo uniforme e disteso, che diventerà stoppino, la filatura che lo allunga e lo torce trasformandolo in un filo continuo, elastico e robusto. A questo punto tocca alla roccatura e alla ritorcitura, che ne consolida la struttura, due fasi in cui si esegue anche un controllo qualità iniziale. Complessivamente, si tratta di sette passaggi e una settimana di lavoro in media: una complessa sinfonia di gesti che si ripete da generazioni per creare un cashmere di qualità, ma democratico e quotidiano.
la filosofia naturale
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È da questo rito materico che nasce la collezione Natural Undyed Cashmere, il nuovo capitolo della filosofia naturale di Falconeri. Nessuna tintura, solo la purezza dei tre colori originali del cashmere: bianco, light grey e brown. Una palette di nuovi neutri che si declina armoniosamente in dolcevita, girocolli, cardigan e gilet dalle lavorazioni tradizionali, che non stancano mai: trecce, coste, raglan e canneté con pesi leggeri e fitting dal gusto Old England rivisitato in chiave contemporanea. Maglie realizzate con un filato a quattro fili tricot, morbido, resistente e corposo, che mantiene il calore sulla pelle come un abbraccio. È la prima volta che Falconeri propone una gamma di capi privi di tintura, un manifesto da indossare che celebra autenticità e grande rispetto per la materia prima. Ogni singola rocca contiene infatti la cura delle mani esperte degli artigiani, ogni capo è stato pensato e realizzato con l’obiettivo di trasmettere la trasparenza della filiera controllata direttamente dal brand, che parte dalla Mongolia passando per lo storico distretto biellese per approdare infine ad Avio, dove precisissimi telai giapponesi assemblano il prodotto finale. La traiettoria è chiara: eccellenza e accessibilità possono e devono convivere. Un cashmere che non vuole nascondere le sue origini, ma, anzi, raccontarle al meglio, fibra dopo fibra.











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