retroscena
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L'oligarca all'atto della cessione dei Blues aveva garantito che il ricavato sarebbe andato in beneficenza. Ma oltre tre anni dopo i soldi sono bloccati, e pure l'importo è in discussione...
La promessa era chiara, nobile: donare i soldi della cessione del Chelsea a “tutti quelli che hanno sofferto per la guerra in Ucraina”, la ragione per cui Roman Abramovich era stato costretto a vendere quei Blues che amava tanto, quella squadra che i suoi soldi e la sua determinazione avevano trasformato in una delle superpotenze del calcio europeo. Quasi tre anni e mezzo dopo, quei soldi, quei 2,6 miliardi di euro, sono ancora lì, congelati in un conto supervisionato dal governo britannico che nessuno sembra in grado di sbloccare. “È colpa delle sanzioni imposte - ha detto in una rarissima dichiarazione riportata dal Telegraph un portavoce del magnate russo, in esilio in Turchia da quando è stato messo al bando in Europa per i suoi legami con Vladimir Putin -. Gli asset sono congelati dal 2022 e il governo inglese non ha proposto nessuna soluzione legale per la situazione”.









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