L'ex punta di Juve e Fiorentina parla degli avversari del Bologna in Europa League: "I giocatori da non sottovalutare sono Olaru e Sut. In bocca al lupo a Vincenzo per la guarigione, a Firenze ha fatto un gran lavoro, non tutti l'hanno capito".
Mutu è Mutu. Adi per gli amici, Fenomeno per Firenze, l’inchino al pubblico quando faceva gol, l’irriverenza talentuosa e presto anche qualcosa da film. Adrian Mutu, oggi 46enne, ha un’Accademia a proprio nome ("Il calcio romeno ha, come sempre, giocatori di talento, ma ci manca la struttura per farli crescere al livello europeo"). È cresciuto qui (nell’Arges Pitesti e poi nella Dinamo Bucarest) e quindi in pieno possesso delle nozioni utili e forti sul calcio rumeno ma anche italiano. "Mi faccia dire una cosa su Italiano. Ho letto che è rimasto a Bologna per una polmonite: gli faccio un enorme “in bocca al lupo”. Lui mi piace, lo conobbi a Firenze: secondo me c’è chi non l’ha apprezzato del tutto".
Adrian, che momento sta vivendo l’Fcsb (o Steaua)? Dodicesimo posto in campionato, clima teso.
"Non entro nei particolari del momento, dico solo che in assoluto è una squadra che ha ritrovato orgoglio. È tornata a vincere in Romania dopo anni complicati, e questo conta. Comunque non la reputo una squadra imbattibile, soprattutto per una come il Bologna, che oggi è organizzata, intensa, con un calcio moderno".
Ci disegni la Steaua.
"È una squadra offensiva che cerca di imporre il ritmo, ma non sempre riesce a tenere la stessa intensità per 90’. Ama il possesso ma a volte si apre troppo dietro. È pericolosa se la lasci giocare tra le linee, ma se la pressi e la costringi a difendere va in difficoltà. In Europa, il salto fisico e tattico si sente. Quindi, se il Bologna fa la partita che sa fare, ovvero pressing alto, ritmo e qualità nel palleggio, la Steaua soffre".
Il dettaglio: i giocatori più pericolosi?
"C’è Alibec, lo conosco bene. È un giocatore di talento puro, uno di quei ragazzi che, se è nella giornata giusta, può farti male in un attimo. Ha classe, vede la porta, gioca anche tra le linee, ma serve motivazione. Se è ispirato... Se no, tende a “sparire. Poi c’è Darius Olaru, il capitano: è un giocatore completo, intelligente, ha inserimenti e tecnica, è uno dei più costanti in Romania. È quello che può fare la differenza anche in Europa. Un altro da non sottovalutare è Adrian Șut, ha un gran piede, buona corsa e tiro da fuori. Poi la formazione non la so eh… (sorride, ndr). Direi che la pericolosità maggiore è nella trequarti: se il Bologna perde qualche palla in costruzione, loro sanno ripartire bene".
Vincenzo Italiano sarà presente solo da… remoto.
"Conosco Vincenzo. È uno che vive di calcio, che lavora tanto, tantissimo. Alla Fiorentina ha fatto un lavoro straordinario, anche se non tutti l’hanno capito fino in fondo. Ha portato la squadra a due finali europee e una di Coppa Italia, non è poco. Non è da tutti. A me piace perché ha idee chiare, coraggio e non scende a compromessi. Vuole giocare il suo calcio, sempre. A volte questo comporta rischi, subisci qualcosa dietro, ma è così che cresci come squadra. A Firenze, forse, non tutti hanno apprezzato quanto ha fatto. Lì si pretende tanto, subito, e si dimentica presto. Ma lui ha lasciato un’impronta. Con il Bologna Vincenzo ha trovato un ambiente che lo segue, che lo rispetta, e infatti ha vinto la Coppa Italia. Non è un caso. È uno che costruisce, non che improvvisa. In due parole: mi piace, e se continua così, farà ancora più strada".