Lorenzo ha acquisito consapevolezza e sicurezza, mettendo a frutto il suo talento. Alla scoperta dell'azzurro che ha raggiunto i quarti al Roland Garros
Dal nostro inviato Riccardo Crivelli
2 giugno - 16:27 - PARIGI
Il fascino bohemien che si respira ancora tra i suoi boulevard o la magia dei mille capolavori che si possono ammirare a ogni angolo rappresentano un perenne inno al genio e al talento. Sarà per questo che a Parigi e al Roland Garros, nel tempio del rosso, Musetti e il suo tennis affrescato hanno sempre trovato il terreno ideale per conquistare gli occhi e il cuore: ottavi di finale nel 2021 e nel 2023, fermato soltanto da Djokovic (dopo essere stato avanti di due set) e Alcaraz, il bronzo olimpico di un anno fa, il risultato che ha cambiato la testa e le prospettive di Lorenzo, e adesso i quarti di finale da favorito contro Tiafoe, con vista su Alcaraz. La sua città delle luci: "Qui ho sempre fatto bene e ovviamente ci metto anche i Giochi, è il campo dove mi trovo meglio. Mi piace molto, ho sempre espresso un ottimo tennis e ho giocato alcune delle partite più belle della mia carriera. Inoltre, le ultime settimane mi hanno dato fiducia, speranza e la consapevolezza che sto lavorando nel modo giusto". Ma questa volta è diverso e certamente più affascinante, perché lo accompagnano una primavera scintillante e il numero 7 del mondo appena raggiunto, che consolida il suo status di stella brillantissima.
sulla terra
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Finale a Montecarlo, semifinali a Madrid e a Roma, un record di 27 vittorie e 5 sconfitte sul rosso dal luglio 2024, con un perentorio 18-1 contro avversari fuori dalla top 10 e, negli ottavi a Parigi, il primo successo Slam contro un top 10. E allora coltivare pensieri di gloria non è presunzione ma consapevolezza: "La posizione in classifica devi dimostrarla ogni volta che scendi in campo, e migliorarla o mantenerla dipende dalla continuità dei risultati e dal livello. L’ho dimostrato nell’ultimo mese e dopo questa stagione su terra mi sento pronto per andare a vincere il titolo, è un obiettivo. Sto cercando di giocare ogni torneo con la stessa mentalità, specialmente adesso che sono in gran forma. Sono venuto qui con l’ambizione di andare il più avanti possibile e di provare ad alzare la coppa, perché è questa la mentalità che i top player devono avere. E poi, trattandosi di uno Slam, fisicamente mi sento pronto a ogni tipo di battaglia ed è per questo che ho l’ambizione di poter andare avanti". Lorenzo è in un’altra dimensione, con la consapevolezza che le eccelse qualità da sempre possedute ora possono combinarsi con la forza dei pensieri e la solidità del campione maturo, che non arretra più, non si commisera più, ma va a conquistarsi la gloria come un condottiero senza macchia e senza paura: “Ero quello che non si sporcava le mani, che aveva talento ma buttava via partite già vinte. Per una parte della carriera, forse è stato vero. Ma adesso ho un’altra attitudine, un’altra consapevolezza. Con le vittorie, è scattato un clic”.
origini
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La casa di nonna Maria, la mamma della mamma di Lorenzo Musetti. È lì che bisogna idealmente trasferirsi per andare alle origini del fenomeno Musetti. E non certo, o meglio non solo, per le pietanze prelibate che cucinava: "Non posso rinunciare ai suoi gnocchi, le lasagne, le crepes salate...", aveva raccontato il carrarino. Il muro dello scantinato della casa della nonna materna a Carrara è stato infatti il primo “specchio” con cui Lorenzo ha iniziato a confrontarsi: impossibile tenere il conto delle ore passate lì con la racchetta e il babbo Francesco, operaio in una cava di marmo (mentre mamma Sabrina è impiegata: lui è figlio unico) con la passione per il tennis. E come dimenticare il circolo Junior Tennis San Benedetto di Riccò del Golfo, provincia di La Spezia, dove i cellulari non prendono e sanno accoglierti come una famiglia: Musetti aveva cominciato ad andarci da quando aveva otto anni. La madre lo lasciava nel parcheggio del centro commerciale alle otto e mezza di mattina prima del lavoro e Benedetta, la segretaria del circolo, lo andava a prendere. Eccole, le origini. Ecco dove e quando Lorenzo cominciava a coltivare un talento celestiale. La generazione Z comprende chi è nato tra la fine degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000: Lorenzo Musetti – 3 marzo 2002 – ci sta dentro. Eppure a ripassarne velocemente le passioni un po’ vintage non lo diresti: perché, per esempio, il pensiero di fare l’attore aveva abitato nella sua testa, e gli idoli segnalati erano Robert De Niro e Al Pacino. Stesso discorso per i gusti musicali, con tutto quello che gli aveva fatto ascoltare papà: Led Zeppelin, AC/DC, Rolling Stones, e poi Simple Minds e U2, ma anche Lucio Battisti. Se parliamo di basket, il riferimento è LeBron James. Sul tennis andiamo sul classico per eccellenza: Roger Federer, che interpretava magistralmente quel rovescio a una mano orgoglio pure di Lorenzo, coltivato con l’impagabile aiuto dello storico coach Simone Tartarini (affiancato dalla fine del 2023 da Corrado Barazzutti). Il tennis è nel cuore di Musetti — moderatamente juventino, maturità linguistica da privatista - e lo testimonia pure il tatuaggio che si è fatto sul braccio sinistro: si era fatto consegnare dallo zio cardiologo il tracciato dell’elettrocardiogramma, portandolo dal tatuatore a La Spezia. "Voglio il mio battito trafitto da una racchetta", gli disse. Avvertenza: chiamatelo Muse, o Muso, ma mai Lollo, che proprio non gli piace.
figlio
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Una data chiave di questa storia è il 26 gennaio 2019: Musetti diventa il primo italiano di sempre a vincere l’Australian Open jr ancora prima di compiere 17 anni, con tanto di complimenti di Djokovic e numero 1 al mondo di categoria. Decisamente meno importante in assoluto, però, rispetto al 15 marzo 2024: è il giorno in cui è venuto al mondo Ludovico, figlio di Lorenzo e della compagna Veronica Confalonieri. È successo tre anni dopo il primo incontro: Veronica giocava a tennis (ha partecipato anche al Lemon Bowl) e la sorella è sposata con Gianluca Mager, che ha giocato la serie A con Lorenzo al Park Genova. Si erano conosciuti così. Musetti è un papà giovane reso - ne è sicuro chi lo conosce bene - più maturo e responsabile dall’arrivo del piccolo Ludovico. Che a fine anno sarà raggiunto da un fratellino o da una sorellina. Proprio così: Lorenzo è diventato grande. Una fiducia che viene da lontano: "Penso che con la semifinale a Wimbledon l’anno scorso ho capito cosa mi servisse a livello Slam, non solo in termini di allenamento fisico, ma anche di routine giornaliera. Mi ha portato maggiori certezze in quello che sto facendo ora". Un equilibrio sicuramente coadiuvato dalla serenità trovata anche fuori dal campo: "Prima di Parigi ho trascorso qualche giorno a casa con la mia famiglia provando a riposare un po’ dopo un mese fantastico e ricaricare le batterie. Non ero mai riuscito a collezionare due semifinali e una finale in un mese e per questo è stato sorprendente avvertire questo clic proprio dopo Montecarlo. Per provare ad essere un giocatore ancora migliore, non devo pormi limiti".