Inter, senti Fabregas: "A Como lavoro come voglio io, in un top team è difficile..."

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Il tecnico catalano a Londra nel corso di una convention: "Non voglio progetti dove dopo 1-2 anni finisce tutto. Non rinuncio mai ai miei principi, se perdo devo perdere come dico io"

Gregorio Spigno

Giornalista

4 giugno - 15:16 - MILANO

E adesso che succede? Dopo le parole con cui il presidente del Como ha confermato la permanenza di Cesc Fabregas sulla panchina lariana ("Il nostro è un percorso lungo che ruota attorno a lui") arrivano pure quelle dell'allenatore stesso, che chiude forse definitivamente le porte ad un suo trasferimento all'Inter: "Ho iniziato con questo club perché pensavo a un progetto a lungo termine: non voglio finire la mia carriera in un club dove c’è un progetto per uno o due anni e poi termina tutto. Credo molto nel progetto a lungo termine del Como, sono arrivato qui da giocatore e sono molto, molto felice perché posso lavorare nel modo in cui voglio". Parole che lasciano poche speranze ad Ausilio e Marotta: "Io e la proprietà abbiamo gli stessi obiettivi e la stessa ambizione - continua l'allenatore spagnolo -. Il presidente mi permette di lavorare per come vedo le cose. Fortunatamente condividiamo la stessa visione, lo stesso obiettivo, che è arrivare il più in alto possibile. Insieme siamo diventati davvero una buona squadra, in una piccola città, in un piccolo club - perché siamo ancora un piccolo club -, ma con grandi, grandissime ambizioni per il futuro".

crescita

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Fabregas scelse il Como per una questione di opportunità e progettualità: "Serve sempre un processo, che a Como puoi fare. Nei top team è molto difficile perché lì club e tifosi vogliono vincere subito. Certo, anche io penso a vincere. Ma anche, o forse soprattutto, a come voglio perdere. Non rinuncio mai ai miei principi. Se devo perdere, perdo con la mia idea, con il mio stile, con il mio modello, con le mie convinzioni". Ma non sempre è stato così: "Odio, ed è successo, quando ho preso una decisione un po' più difensiva, che non sentivo mia. Mi sono detto: 'Mai più, mai più'. Preferisco perdere 3-0 ma almeno provandoci con le nostre idee, con la nostra identità, con chi siamo: Como, 1907. Questo è ciò che conta davvero". Poi corregge leggermente il tiro, consapevole che perdere non è certo come vincere: "Sia chiaro, ho la mentalità di vincere ogni giorno, in ogni sessione di allenamento. Abbiamo una squadra giovanissima ma sono come spugne: mi seguono e credono nel progetto. All’inizio la squadra aveva dei limiti rispetto alla mia filosofia e ho dovuto adattarmi. Ma pian piano siamo diventati grandi. Perché bisogna sempre essere i numeri uno. Arrivare secondi non serve". 

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