Motta con Yildiz e Vlahovic all'assalto del terzo successo per ipotecare i playoff

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Lo Stoccarda, che lascia tanti spazi, dopo Psv e Lipsia: 9 punti per la qualificazione. Lippi campione d’Europa ‘96 vinse le prime quattro di fila

Giornalista

22 ottobre - 08:28 - MILANO

Non si erano lasciati bene la Juve e l’Europa. Champions ’22-23, quella con Napoli ai quarti, Milan in semifinale e Inter a contendere il successo al City. Sembra una Coppa Italia. Ma i bianconeri no: strappano a fatica il terzo posto nel gruppo, avanti soltanto per miglior differenza reti sul Maccabi Haifa. Proprio in Israele subiscono una lezione memorabile, quella notte la panchina di Allegri vacilla. Tre punti, cinque sconfitte in sei partite. E il peggio deve ancora venire. Niente coppe l’anno successivo: la Juve è squalificata per le plusvalenze. Il rientro a settembre in questa nuova Champions. Una partenza da bei tempi: 3-1 al Psv, 3-2 a Lipsia, in dieci, due volte sotto, un rigore disgraziato contro. Si chiamano partite della svolta: il giorno dopo non è più lo stesso. Stasera c’è lo Stoccarda, inferiore ai bianconeri. Ai tedeschi la fatidica risposta: sta nascendo una grande Juve come nel passato? 

le svolte

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Le partite della svolta segnano un’epoca. Come Borussia Dortmund-Juve 0-3 nel 2015, ancora Allegri in panchina: è quasi l’ok della torre di controllo verso la bella finale con il Barcellona. Come Borussia Dortmund-Juve 1-3 nel ’95: Del Piero segna uno dei gol della vita, la Juve di Lippi scopre di essere fortissima, sente di poter vincere la Champions. Succederà a Roma contro l’Ajax. Oggi c’è un’altra tedesca, lo Stoccarda, meno fascinosa di Dortmund e Lipsia, ma incrocio fondamentale per tornare la Juve d’Europa. 

Più in Europa

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I segnali di grandezza non mancano, più in Champions che in campionato. La Juve di Thiago Motta, come quella di Lippi, non cambia strategia per gli avversari o se gioca in trasferta: vuole comandare, gestire palla, attaccare. Quella di Lippi resta nella storia per corsa, strapotere fisico e uno dei primi tridenti “ritornanti”: senza palla, Vialli e Ravanelli diventano quasi mediani di copertura, lasciando Del Piero più avanti. Un ciclo ineguagliabile, quattro stagioni e quattro finali consecutive: la prima in Coppa Uefa, le altre in Champions. Lippi solleva soltanto la coppa del ’96, cominciata con quattro successi consecutivi: Borussia, Steaua e due volte Rangers, chiudendo in anticipo la qualificazione e fuggendo verso i quarti dove c’è un Real Madrid lontano dai fasti galattici. In semifinale la Juve si sbarazza del Nantes. Quindi l’apoteosi all’Olimpico contro l’Ajax. Dieci partite per una coppa. Oggi ne servono minimo quindici. 

Striscia da allungare

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Allegri si avvicina a quello splendore con le due finali, 2015 e 2017, perse contro Barcellona e Real Madrid. La sua è la Juve della Bbc e del centrocampo irripetibile diretto da Pirlo: tecnica e carattere top. È l’era di Messi e CR7, dello strapotere di Spagna e Inghilterra. Oggi in panchina c’è il giochista Motta: la sua Juve sembra imperforabile dietro ma, in campionato, fatica a infilarsi nelle affollatissime linee difensive dei rivali che ne hanno individuato il limite. In Champions si fanno meno calcoli tattici. Il Psv è andato a giocarsela alla pari allo Stadium, sfidando la Juve fin dalla conferenza, ed è stato punito. A Lipsia abbiamo ammirato una lezione di calcio verticale e collettivo in spazi aperti. Lo Stoccarda sembra un rivale ideale per proseguire la striscia e ipotecare un po’ di futuro. 

Grandi numeri

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Questa Champions sfugge a qualsiasi previsione. Non ci sono precedenti nè statistiche. Secondo calcoli probabilistici d’inizio stagione, con 9 punti si ha quasi il 70 per cento di possibilità di playoff. La Juve è una delle magnifiche sette a punteggio pieno con due inglesi (Liverpool e Aston Villa), due tedesche (Borussia e Leverkusen), una francese (Brest) e una portoghese (Benfica). Hanno già perso Bayern, Barcellona, Real Madrid, Psg e Atletico, due volte Lipsia e Milan. La classifica si sta allungando. Piazzare il terzo colpo darebbe un’altra prospettiva al futuro che presenta, da qui a gennaio, Lilla, Aston Villa, City, Bruges e Benfica. 

Spazi Stoccarda

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Rivelazione dell’ultima Bundesliga, secondo davanti al Bayern, lo Stoccarda ha perso quest’anno i gol di Guirassy e anche le prime posizioni in classifica. In Germania è 10°, ha segnato 15 reti e ne ha prese altrettante, spia di un atteggiamento a dir poco spregiudicato. In Champions è caduto con il Real Madrid e non è andato oltre l’1-1 con lo Sparta Praga. Un punto e statistiche da vorrei ma non posso: è tra le prime cinque per tiri totali, in porta, fuori e respinti, per possesso, passaggi e attacchi. In cambio, due gol appena, tutti di testa, e una fase difensiva modesta. Sembra l’identikit di chi fa al caso della Juve. Pressa alto, lascia sei o sette nella metà campo d’attacco, e quando le energie mancano viene infilato. Il Bayern gliene ha rifilati quattro. La Juve si augura una squadra sbilanciata, alla quale strappare palla per ripartire in spazi liberi. In questo scenario è stata fin qui irresistibile. 

Dove Yildiz?

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Davanti è atteso il Vlahovic dei due gol di Lipsia, da centravanti top. Non è mai facile decifrare le formazioni di Motta, sorprendente da Mbangula in avanti. Con la Lazio ha impressionato Adzic per fisico, tecnica, personalità. Chissà se l’allenatore sta pensando a lui per una fascia, mentre sull’altra si vedrà Conceiçao: sarebbe l’occasione per accentrare Yildiz che a sinistra non sempre entra nel gioco. Contro il Psv il turco ha disputato la partita più bella: spesso scambiava posizione con Koopmeiners che gli cedeva il centro e si allargava a sinistra. Sembrava Del Piero a Dortmund.

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