Modric fenomeno anche a 40 anni: trascina il Milan e stende il Bologna. Allegri, vittoria col rosso

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Il croato decide la rivincita della finale di Coppa su assist di Saelemaekers. Rosso a Max per proteste. I rossoblu di Italiano non calciano mai in porta

Marco Pasotto

Giornalista

14 settembre 2025 (modifica alle 22:57) - MILANO

Non si può parlare davvero di vendetta perché un conto è giocarsi un trofeo e un altro una partita di campionato, ma intanto il Milan si prende il gusto di mettere nei guai il Bologna – tre punti in tre partite è un piatto decisamente povero per le abitudini emiliane – e soprattutto di ammirare il primo affresco di Modric in rossonero. Un gol che vale tre punti vitali e – superfluo dirlo – la standing ovation del Meazza. La storia si ribalta: è stato il re a servire il suo popolo in una partita con un primo tempo stenterello e una ripresa in cui è successo di tutto, e tutto in chiave rossonera. Un gol, due pali, gol divorati, un rigore prima assegnato e poi tolto dopo richiamo del Var al monitor, con susseguente espulsione di Allegri, che si è tolto la giacca – déja vù juventino - e non è riuscito a controllare la vena sul collo. Anche perché, in tutto questo discreto caos, la partita continuava a rimanere in bilico sull’uno a zero per il Diavolo e la tensione è arrivata a fondo scala. Ad ogni modo: successo meritato per i rossoneri, che hanno preso tre pali e sprecato l’inverosimile sottoporta di fronte a un Bologna poco lucido e soprattutto dimesso in termini di atteggiamento. Avrebbe potuto finire con un’imbarcata. Una sgradevole novità per Italiano.

le scelte

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Allegri ha confermato le sensazioni dei giorni scorsi, piazzando Loftus-Cheek a rimorchio di Gimenez (e Pulisic in panchina): 3-5-1-1 quindi e mediana deluxe con Modric al centro e Rabiot mezzala sinistra. Dietro, i soliti tre: per De Winter spazio nella ripresa. Italiano - senza Holm, Casale, Pobega, Sulemana e Immobile – ha piazzato Fabbian alle spalle di Castro e ha scelto come coppia centrale Lucumi e Heggem.

pulizia ed efficacia

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La priorità di Fabbian, con buona pace del povero Castro, è stata chiara fin dai primi minuti: incollarsi all’ombra di Modric e provare a sporcargli tutte le linee di passaggio. Consegna complessa dal momento che il croato, a differenza delle altre volte, spesso e volentieri si alzava di parecchi metri, fino alla trequarti, per aumentare le soluzioni offensive. E così è stato. Per la prima mezzora il Milan è risultato indecifrabile agli occhi rossoblù, perché chiudeva le azioni con uomini diversi, variando il copione, senza dare punti di riferimento. Un giro palla magari non fulmineo ma pulito ed efficace, dove tutti andavano a occupare gli spazi giusti. Risultato: nei primi 24 minuti, il Diavolo si è reso pericoloso con Rabiot (rimpallato), Modric (idem), Gimenez (reattivo Skorupski), Loftus-Cheek (percussione individuale di “ignoranza” fisica) e il finalmente lucido Estupinan (palo). Cinque uomini diversi messi in condizione di nuocere agli avversari. Che cosa è balzato soprattutto all’occhio? È stata una fase offensiva maturata e gestita per lo più per vie centrali, perché è in mezzo che nella prima parte del primo tempo i rossoneri hanno fatto la differenza: Modric a ricamare, Rabiot a infilarsi negli spazi e Fofana attento soprattutto alle possibili ripartenze avversarie. Il Bologna ha fatto pochino per togliersi dalla morsa del Diavolo nel cuore del campo. Troppo lento lo sviluppo dell’azione, Fabbian sacrificato su Modric, Ferguson e Freuler prede facili di Rabiot e Fofana. Gli emiliani infatti hanno cercato di sfondare soprattutto sulle fasce e un paio di volte sono anche riusciti a mettere a soqquadro l’area rossonera, senza però trovare l’affondo decisivo. Al quarto d’ora gol annullato giustamente a Cambiaghi per fuorigioco.

maignan out

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Il problema del Milan è che intorno alla mezzora ha esaurito la propulsione. Sempre più sgonfio, come un soufflé che collassa. Un segnale che il Bologna non ha colto e raccolto, col risultato che la partita è diventata di una noia devastante. La ripresa è iniziata con De Winter al posto di Pavlovic e con gli emiliani che hanno provato ad alzare il baricentro. Senza però metterci troppa convinzione, quasi per obbligo di copione. Dopo dieci minuti pessime notizie nei pressi dell’area rossonera: Maignan si è seduto a terra e ha alzato bandiera bianca. Problema al polpaccio destro. Fuori Mike (che ha faticato persino a scendere le scale per gli spogliatoi), dentro Terracciano. Brutte sensazioni svanite di colpo all’ora di gioco, quando Sua Maestà Modric si è seduto sul trono rossonero. Loftus-Cheek ha gestito con molta saggezza una ripartenza, appoggiando a Saelemaekers, che ha servito Luka sulla corsa a centro area (con Fabbian rimasto a osservare): piatto destro di precisione e tutto il Meazza in piedi a spellarsi le mani. A quel punto il match si è stappato e il Bologna ha spalancato superstrade che il Milan non è riuscito a percorrere fino in fondo. Prima un palo di Ricci (68’), poi Gimenez si è divorato il gol a tu per tu con Skorupski (71’) e, non contento, ha bissato l’errore pochi minuti dopo centrando il palo dopo aver perso il tempo giusto. Negli ultimi cinque minuti è successo di tutto. Il neo entrato Nkunku si è procurato un rigore (intervento di Freuler), che però Marcenaro, richiamato al monitor dal Var, ha poi cancellato. Un episodio che ha fatto saltare i nervi ad Allegri: via la giacca e giù a brutto muso verso arbitro e quarto uomo. Rosso inevitabile, ma comunque tre punti in tasca e Milan in evidente miglioramento. In questo contesto l’espulsione è un dazio accettabile.

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