
L'uscita del Real dalla Champions ha rimesso in discussione la posizione a Madrid di uno dei tecnici più vincenti degli ultimi anni: a Milano e Roma ha giocato, ne conosce i segreti. E sa come si vince
Alessandro Vocalelli
18 aprile - 16:49 - MILANO
Nel calcio, come nella vita, ci sono le opportunità da cogliere al volo. Concetto ben diverso da un’altra parola - occasione - che spesso, e sbagliando, viene usata per esprimere lo stesso concetto. E che invece presuppone un vantaggio, un risvolto, anche economico. L’opportunità, nel nostro caso, riguarda Carlo Ancelotti, che dopo l’eliminazione del Real Madrid dalla Champions è diventato un allenatore - diciamo così - sul mercato. Con buone, secondo alcuni ottime, possibilità di rispondere sì alla federazione brasiliana, che da tempo lo segue e lo corteggia. Insomma: deciderà di dare una svolta alla sua carriera - perché una cosa è allenare una nazionale ed un’altra un club - e concedersi una vita professionale meno stressante e meno fitta di impegni? Difficile, anzi impossibile, dirlo: perché bisognerebbe essere nella testa, nella mente, di quello che - parere strettamente personale - è il Pallone d’oro dei tecnici. Per qualità personale e professionale, curriculum, capacità di gestire alla stessa maniera il collettivo e le individualità.