Non solo i grandi come Zoff e Zenga: negli anni 80 la Serie A vide tra i pali una fascia media di altissimo livello. Da Zinetti a Copparoni, da Piotti a Malgioglio, tutti i personaggi di un'era
Negli anni 80 del calcio italiano c’è stata una fioritura di portieri che non ha avuto eguali in altri periodi storici. L’album di famiglia era variegato. Al netto delle eccellenze, a costituire lo zoccolo duro del movimento c’era una fascia media che per oltre un decennio ha dato conferma di credibilità. Portieri affidabili che hanno frequentato la Serie A con merito, verrebbe da dire: con onore. Ogni tanto capitava loro di abbrancare in uscita alta la gloria, più spesso si consolavano con una quotidianità solida. Giulio Drago, che se n’è andato oggi a 63 anni, faceva parte di questa eletta schiera. Il suo nome è legato all’Empoli, squadra con cui ha raggiunto la prima storica promozione in A e ha fissato il record di imbattibilità nel massimo campionato nella stagione 1987-88: 491 minuti senza prendere gol. Come molti suoi colleghi che hanno navigato i mari tempestosi della provincia, Drago faceva del senso pratico la sua cifra stilistica.
zoff, zenga, zinetti
—
Gli anni 80 si aprono con Dino Zoff - campione del mondo in Spagna, monumento nazionale - e si chiudono con Walter Zenga, il migliore della sua generazione. Due campioni, due portieri all’opposto per posa tra i pali e carattere, due uomini che segnano l’inizio e la fine di un decennio che comprende anche straordinari numeri uno come Ivano Bordon e Giovanni Galli, Franco Tancredi e Stefano Tacconi. Ma sfogliando gli almanacchi, a far da punteggiatura al romanzo di quel decennio ci sono nomi che meritano di essere considerati sotto una nuova luce. Il bresciano - di Leno - Giuseppe Zinetti ha debuttato in A, con il Bologna, nel 1979, ad appena 21 anni, sbucando praticamente dal nulla: fino a pochi mesi prima era a Imola, in Serie D. Era un portiere che si inseriva nella scia di Zoff: tanta concretezza, ottimo senso della posizione, nessuna parata ad uso e consumo dei fotografi. Per lui anche la soddisfazione della convocazione con la nazionale maggiore, terzo portiere dopo Bordon e Galli al Mundialito che si disputa in Uruguay, a cavallo tra la fine del 1980 e l’inizio del 1981.

Della stessa pasta di Zinetti era anche Roberto Corti, bergamasco di Treviglio: lo ricordiamo con Cagliari, Udinese e Ascoli, lungo tutto il decennio degli anni 80. Difficile che staccasse la figura dal riquadro della porta, ma tra i pali risultava una sicurezza. Aveva una particolarità: fu uno dei primi ad indossare maglie colorate, preferibilmente verdi o gialle.
il poeta terraneo
—
Il brianzolo Giuliano Terraneo lo chiamavano “Il Poeta”, perché scriveva poesie. Aveva i baffi, un naso da pugile, in area - soprattutto nelle uscite - si faceva rispettare. Gli anni migliori nel Torino di Radice (2° dietro al Verona nel 1984-85) e nel Milan pre-Berlusconi. Per uno strano giro di vento del mercato, Terraneo avrebbe potuto essere il primo portiere italiano a giocare con il Manchester United: fece un provino sotto gli occhi attenti di Alex Ferguson, ma poi l’affare saltò. Nel Toro hanno giocato anche il massese Fabrizio Lorieri, che aveva riflessi da pantera e più tardi arricchì il suo curriculum con Ascoli e Roma; e il sardo - di San Gavino Monreale - Renato Copparoni, che si era formato a Cagliari. Copparoni viene ricordato per essere stato il primo portiere italiano a parare un rigore a Maradona: accadde in un Napoli-Torino del 1986. Il “Coppa” è stato anche il primo in Italia a usare i guanti “All Star”, quelli con la stella (logo che fu suggerito proprio da Renato). Copparoni è stato per anni - in granata - riserva di Terraneo. Ma quando veniva chiamato non faceva mai rimpiangere il titolare.

bodini e martina
—
Stesso destino di Luciano Bodini, di Leno pure lui, come Zinetti: messosi in luce con Cremonese e Atalanta, alla Juventus Per dieci anni 1979-1989) è stato la storica riserva prima di Zoff e poi di Tacconi. Acrobatico assai era Silvano Martina, nato a Sarajevo da famiglia di origine friulana. Con la maglia del Genoa, dove ha vissuto le sua stagioni più brillanti, lo si ricorda per aver involontariamente causato - con un’uscita fuori dall’area - un trauma cranico a Giancarlo Antognoni, che in quell’occasione rischiò la vita.
Il mantovano Alessandro Zaninelli a Catanzaro prese il posto di Mattolini, il portiere con la coppola e fu artefice delle tre salvezze del Catanzaro ad inizio anni 80. Nello Malizia, molisano, è stato il portiere del “Perugia dei miracoli” che nel 1978-79 si piazzò al 2° posto scrivendo una pagina di storia: fu infatti quella umbra la prima formazione del calcio italiano a chiudere il campionato imbattuta, al secondo posto in classifica dietro il Milan che vinse lo scudetto della Stella.
pazzagli e piotti
—
Nella seconda metà degli anni 80 una sicurezza era il fiorentino Andrea Pazzagli che, dopo i convincenti anni di Ascoli, meritò la chiamata nel Milan di Sacchi. Si alternava tra i pali con il concittadino Giovanni Galli. Pazzagli contribuì alla conquista di una Coppa dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali. Visse la sua giornata di gloria il 9 dicembre 1990, quando difese la porta del Milan nella finale di Tokyo contro l'Olimpia Asunción.

Spesso i portieri, come Pazzagli, partivano dalla provincia e poi scalavano la gerarchia del nostro calcio. È stato il percorso del brianzolo, di Gallarate, Ottorino Piotti. Alla fine degli anni 70, ad Avellino, mise in fila la promozione in A e due clamorose salvezze. Dettaglio: in tre anni non saltò neppure una partita. La grande concretezza fu il suo piedistallo per il salto di qualità, nella metropoli: Piotti è stato per quattro anni (1980-1984, due in A e due in B) il portiere del Milan. Chiusa questa parentesi, nella seconda parte degli anni 80 si è tolto molte soddisfazioni con l’Atalanta, con il punto più alto toccato nella semifinale di Coppa delle Coppe contro i belgi del Malines, vincitori poi del trofeo. I pali rossoneri li ha occupati anche il vicentino Giulio Nuciari, così come l’ascolano Fabio Brini (andavano di moda i baffi all’epoca, anche lui li sfoggiava, alla pari di Nuciari e Terraneo) ha consumato la sua carriera nella provincia nobile di Ascoli e Udine. Alla Lazio c’è stato il romano Fernando Orsi, mentre gli alti e i bassi hanno punteggiato la carriera del napoletano Giovanni Cervone, un Tacconi di provincia, con la stessa arroganza fisica e la medesima attitudine al volo plastico.

malgioglio e garella
—
Speciali infine i percorsi di Astutillo Tito Malgioglio e di Claudio Garella. Il piacentino Malgioglio, portiere dotatissimo dal punto di vista tecnico, ha debuttato in A con il Bologna, ha vissuto anni felici a Brescia (votato come miglior portiere del secolo dai tifosi delle Rondinelle), ha vestito le maglie di Roma e Lazio (venne contestato ferocemente per il suo impegno fuori dal campo a favore dei ragazzi disabili) e alla fine ha avuto la consolazione di uno scudetto, da riserva di Zenga nell’Inter dei record. Ma di Malgioglio piace qui sottolineare la grande umanità, l’impegno sociale, la testimonianza concreta del proprio passaggio terreno con una quotidianità fatta di lavoro e carezze, di parole e silenzio a conforto dei più deboli. Il torinese Claudio Garella è stato un portiere diverso da tutti. Dicevano che parasse con tutto il corpo, piedi, ginocchia, fondoschiena, fuorché con le mani; in verità è stato un portiere che ha fatto dell’acrobazia il suo stile e della reattività la sua forza. Non si vincono, come ha fatto lui, due scudetti - quello storico con il Verona e il primo del Napoli - se non si è un grande numero uno.