Il tecnico toscano è celebre per le sue esternazioni, mai banali e sempre ricche di riferimenti, anche a cose... particolari
Eppure, durante i primi anni a Empoli, Spalletti pareva tutt’altro che un filosofo. Lo raccontava Andrea Balli, portiere che al Castellani ne ha viste di cotte e di crude: “Luciano era una persona più pragmatica”. Di acqua sotto l’Arno ne dev’essere passata parecchia, in trent’anni. Il nuovo allenatore della Juventus, di frasi cult, ne ha seminate di ogni tipo (a proposito, ricordate le galline del Cioni? Ci sono anche loro, certo). Dai panni sporchi di Icardi alla mamma pronta a fare calciomercato, dagli arbitri a Sarri, fino a Mirabelli comparsa nel film di Troisi. Il Luciano-pensiero in dieci perle indimenticabili: più una, l’undicesima, che non poteva mancare…
IL TACCO E LA PUNTA
—
Il capitolo primo dell’esperienza spallettiana alla Roma si chiude nell’agosto 2009. Prima di dimettersi, il tecnico attacca i giocatori troppo leziosi: “E il tacco, e la punta, e numero, e il titolo. Se non si fanno i contrasti non si vincono le partite. Ci vogliono solo equilibri e forza”. Stavolta sì, Luciano predica pragmatismo.
le GALLINE DEL CIONI
—
Mettiamoceli, i pennuti del vicino di casa. Momento indimenticabile di una conferenza stampa ancora tinta di giallorosso, stavolta nella seconda parentesi (quella che si chiude nel 2016-17). Un giornalista fa una domanda che per Spalletti è condita dal sale della polemica, lui inizialmente si mette a battere la testa contro il tavolo e poi risponde a modo suo: “Le galline del Cioni hanno bisogno di mezzo chilo di granturco al giorno. Va bene come risposta?”. Il Cioni è il vicino di casa nella tenuta empolese, quella dove Spalletti ha costruito negli anni il proprio buen retiro.
MIRABELLI E TROISI
—
Avanti veloce, cronache di casa Inter. Alla prima stagione i nerazzurri se la battono col Milan per un posto fra le prime quattro e un giornalista in conferenza chiede a Luciano se ha tenuto presente le parole del direttore rossonero Mirabelli: “L’Inter deve avere paura anche del Milan”. Spalletti risponde per le rime: “Mi sembra il prete di Frittole, quello che con l’indice puntato ricorda a Troisi che deve morire. Va bene, mo’ me lo segno”. Non ci resta che piangere? No, a fine anno ride l’Inter: in Champions ci va Lucio.
I PANNI SPORCHI DI ICARDI
—
Fine febbraio 2020, giorni grigi alla vigilia del lockdown. Ma Luciano è ospite a un evento con alcuni studenti e qualcuno gli chiede del caso Icardi, scoppiato all’Inter un anno prima. C’è di mezzo… una lavanderia, stavolta: “Si dice che i panni sporchi vanno lavati in famiglia. No, i panni sporchi si portano alla lavanderia a gettoni, fuori. E qualche volta ci si piglia anche tutta la centrifuga”. Esattamente come fatto dal mister in casa nerazzurra.
RE E PAGLIACCI
—
Più che una poltrona, ora gli è toccata una panchina. E che panchina, quella della Juve combattuta per tanti anni da avversario. Tempo fa invece Luciano parlava di poltrone: “Il tempo rimette sempre a posto tutto. A fine corsa dà la poltrona giusta alla persona che sei stato. Poltrone da re se lo sei stato, oppure una poltrona da circo se sei stato un pagliaccio”.
IL CENTRALE e LA MAMMA
—
A un certo punto Luciano tira in mezzo anche la mamma: in Toscana capita con discreta frequenza, ma l’accezione è più che positiva. Anche perché Spalletti parla della sua. Contesto: Fiorentina-Inter 1-1, i nerazzurri vengono ripresi al 90’ e nel post-partita i giornalisti ricordano al tecnico quanto sia corta la difesa: “Sì, lo so che mi manca un centrale. Me lo dicono tutti che mi manca un centrale. Anche la mia mamma che è a casa e ha ottant’anni sa che mi manca un centrale”.
ero scarso, poi...
—
A proposito degli inizi, Spalletti ci torna sopra con un flashback ai tempi del Napoli, durante la prima stagione sotto il Vesuvio: “Io ero scarso. Ero scarso da giocatore e da allenatore. Poi mi sono fatto il mazzo e mi è capitato di vincere contro squadre e allenatori più forti”.
sugli arbitri
—
Ottobre 2021, quattro anni fa. Luciano è atteso dal match interno col Bologna, ma l’argomento caldo è quello degli arbitraggi: “Ho sempre detto che lamentarsi degli arbitri è da sfigati. Vale anche per le decisioni degli arbitri che possono sembrarci sfavorevoli”.
su sarri
—
Che piacere sarà assistere a Juventus-Lazio, adesso. Quanta toscanità fra le due panchine, con Luciano e Maurizio cresciuti a un tiro di schioppo da Firenze e ora di nuovo rivali. Spalletti e Sarri si conoscono da trent’anni. Il primo, ai tempi dell’Inter, descrisse così l’altro che si giocava lo scudetto alla guida del Napoli: “Se Sarri avesse continuato a lavorare in banca, ora sarebbe ministro dell’economia”.
il sud e la juve
—
Chissà che accoglienza riceverà Luciano quando giocherà nella sua Napoli con la Juve. Lui che ha lo scudetto partenopeo tatuato. Lui che quattro anni fa diceva così in conferenza a proposito del rapporto fra i meridionali e la squadra bianconera: “I tifosi della Juve sono della maggioranza del Sud. Ma c’è un Sud che non tiferà mai Juventus. Per questo Sud, essere napoletani e tifare per il Napoli è l’unica cosa che conta”. In bianconero c’è un altro motto che finisce in quel modo: ma al posto del Napoli c’è la parola “vincere”.
uomini forti...
—
Poteva mancare? Certamente no. Dulcis in fundo, l’undicesima delle dieci frasi cult spallettiane: “Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c’è altra strada”. Contesto: 11 settembre 2016, rimonta romanista contro la Samp grazie a Dzeko e Totti. Il mister dà spettacolo in conferenza stampa e forgia una frase che persino Adidas, durante lo scorso Europeo, ha voluto affiggere sui muri per supportare gli Azzurri al debutto. Certo, la traduzione in tedesco forse non rendeva al meglio...


 
            









 English (US)  ·
                        English (US)  ·