I cittadini, e specialmente i giovani, prendano in mano le loro sorti e quindi anche quelle della Repubblica. Sarà quest'appello al senso civico, e quindi anche a riappropriarsi della politica dal basso, il cuore del tradizionale messaggio di fine anno del presidente della Repubblica.
Poca politica estera e ancor meno politica interna per l'undicesimo discorso di san Silvestro di Sergio Mattarella che entrerà nelle case degli italiani, puntuale come sempre, alle 20.30 a reti unificate. Parlerà in piedi, dallo studio 'alla Vetrata' del Quirinale, con alle spalle il tricolore e le dodici stelle dorate dell'Unione europea. Gli italiani alle prese con cenoni e spumanti si avvicineranno alle celebrazioni di mezzanotte ascoltando un bilancio dell'anno che si sta concludendo e visualizzando una cornice da riempire - di atti per i cittadini e di scelte per la politica - per il 2026. Circa 15 minuti di discorso, in media con gli ultimi, durante i quali il capo dello Stato certamente parlerà di pace, o meglio della necessità della pace, ma non entrerà nell'attualità della politica internazionale avendo già sviscerato questi temi nei discorsi di dicembre agli ambasciatori accreditati in Italia ed alle alte cariche dello Stato.
Toni pacati, eloquio semplice ma tanti spunti di riflessione con l'obiettivo di tenere ben saldi nella coscienza collettiva principi e valori costituzionali. Anche perchè, e Mattarella lo ricorderà, il 2026 porta un anniversario a cifra tonda: gli 80 anni della nascita della Repubblica nel 1946. Ricorrenza che da sola necessita di una rispolverata storica perchè rappresenta le radici della stessa Costituzione promulgata poco meno di due anni dopo.
E' bene ricordare che a fine anno non parla un leader politico ma l'istituzione che la Costituzione ha disegnato. Il presidente traccia un bilancio, stimola l'unità nazionale, cerca la coesione ed esalta il senso civico. Ma soprattutto gli interventi dei presidenti - tutti, non solo quelli di Mattarella - cercano di rappresentare una bussola per un Paese spiazzato dai conflitti e spaesato nelle certezze. Ecco perchè il capo dello Stato cercherà il contatto diretto con i cittadini, soprattutto quelli più giovani, cercando di colmare il distacco dalla politica che si manifesta sempre più attraverso la disaffezione al voto. L'astensione è un profondo vulnus della democrazia, ha rilevato più volte Mattarella assistendo preoccupato alle percentuali di votanti in caduta libera.
I temi toccati saranno quindi la pace, la coesione sociale, l'impegno dei cittadini per garantire la tenuta della società con particolare attenzione ai giovani invitati ad agire, a non richiudersi in se stessi, a prendere in mano le loro sorti. Per questo il presidente cercherà di dare corpo e ricordo alla scelta repubblicana del 2 giugno 1946. Una scelta da non dare mai per scontata, da curare giorno dopo giorno con l'impegno personale. Il messaggio di fine anno non è solo un rito condiviso che anticipa lo spumante, ma nelle intenzioni del Quirinale vorrebbe favorire una riflessione collettiva sul significato profondo della Repubblica, cioè del bene del Paese.
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