Dopo polemiche, rinvii e un nuovo richiamo della Consulta, il Parlamento si appresta a tornare a discutere il tema del fine vita. Al termine della pausa natalizia, le commissioni riunite Affari sociali e Giustizia del Senato sarebbero pronte a riprendere l'esame del testo del senatore di FdI Zaffini, con l'obiettivo di dare concretezza alle indicazioni della Corte costituzionale in materia. È quindi possibile una riapertura dei termini per la presentazione degli emendamenti. Alla luce dell'ultima sentenza della Corte costituzionale sulla legge toscana - evidenziano fonti di maggioranza che seguono il dossier - è in atto una fase di studio e approfondimento, che potrebbe portare anche a una riapertura del termine per gli emendamenti.
La Corte costituzionale, con la sentenza del 29 dicembre 2025 sulla legge regionale della Toscana, ha infatti confermato la legittimità generale del provvedimento. E pur dichiarando incostituzionali alcune disposizioni relative ai requisiti di accesso che "violano le competenze statali", la Consulta ha sottolineato che nulla impedisce allo Stato di intervenire con una disciplina nazionale, definendo tempi, procedure e percorsi di cura. Ribadendo, con questo richiamo, l'urgenza di una legge nazionale. L'attenzione resta quindi sul testo unificato in Senato, che interpreta le indicazioni della sentenza del 2019. Il provvedimento stabilisce le condizioni per l'esclusione della punibilità per chi agevola il suicidio assistito di persone maggiorenni, consapevoli, affette da patologia irreversibile e inserite in percorsi di cure palliative. Dopo rinvii a più riprese e divisioni politiche, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, sono state le Regioni ad anticipare l'azione normativa. Sul territorio, la Toscana ha già approvato la propria legge regionale, applicando procedure e tempi per il suicidio medicalmente assistito. Anche Sardegna, Trento e Torino hanno seguito questa strada, con iniziative locali per regolamentare percorsi simili.
La maggioranza difende l'impianto tecnico-giuridico del "testo base fine vita" presentato dal senatore Francesco Zaffini, ritenendolo coerente con le sentenze della Consulta, mentre l'opposizione ha sempre evidenziato criticità sull'esclusione del Servizio sanitario nazionale, denunciando possibili disuguaglianze territoriali e sociali. Il tema riguarda tutti, con un dibattito che coinvolge anche voci della società civile e religiosa. E' il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza Episcopale Toscana, ad aver ribadito l'urgenza di una legge nazionale che riconosca e tuteli il valore della vita. Mentre dal Pd al M5S si sottolinea il ruolo delle Regioni e la necessità di percorsi certi e uniformi. Dal centrodestra, un monito arriva dall'ex presidente del Veneto Luca Zaia che ha invitato a uscire "dall'ipocrisia", ricordando che il fine vita riguarda persone reali che hanno diritto a certezze sulle procedure. Con l'avvio del nuovo anno, il Senato è chiamato a un passaggio cruciale: tradurre in norme nazionali quanto già indicato dalla Consulta e dalle Regioni, armonizzando diritti individuali, tutela della vita e uniformità dei percorsi sul territorio. Un dibattito delicato, destinato a segnare un capitolo decisivo nella regolazione del fine vita in Italia.
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