Limiti di velocità? La differenza la fa la strada, non i cartelli

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Dal The Urban Mobility Council di Milano dati preoccupanti sugli incidenti, soprattutto nelle strade cittadine, e l'importanza crescente di una seria progettazione della viabilità

Maurizio Bertera

17 luglio - 10:34 - MILANO

Era scontato che l’Intelligenza Artificiale iniziasse a trasformare radicalmente il settore automobilistico, con applicazioni che vanno dalla guida autonoma alla manutenzione predittiva, passando per la personalizzazione dell'esperienza di guida. Se ne è parlato parecchio al The Urban Mobility Council, il Think Tank della mobilità, promosso dal Gruppo Unipol: l’occasione per presentare diversi studi sulla mobilità, realizzati grazie anche ai tantissimi dati raccolti dalle oltre 4 milioni di black box montate su altrettanti veicoli. Novità dell’ultima edizione svoltasi alla Triennale di Milano, è stato il primo rapporto “The Urban Mobility Council” realizzato con Isfort - Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti - e illustrato dal direttore Carlo Carminucci.

LUOGHI COMUNI

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L’obiettivo era quello di offrire al dibattito pubblico uno strumento conoscitivo che descriva in modo esauriente le dinamiche e le innovazioni della mobilità in particolare negli ambiti urbani. dove si svolgono il 70% degli spostamenti in Italia di cui il 52% su quattro ruote. Nel mare di numeri del rapporto colpisce che nonostante l’adozione di tante nuove tecnologie, si è registrata una riduzione della curva di diminuzione degli incidenti. I dati sono preoccupanti: nel 2023, sulle strade italiane ci sono stati più di 3mila morti e oltre 224.000 feriti, , con il maggior numero di incidenti concentrati in ambito urbano (73,3%). Anche se la vulgata continua a raccontare che siano le strade veloci e le autostrade quelle a maggior tasso di pericolosità.

IL RISCHIO URBANO

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Tornando all’I.A., il tema è stato affrontato nella ricerca presentata dal famoso Mit Senseable City Lab. Sui maxi-schermi della Triennale è stato mostrato anche un innovativo modello di I.A., studiato dal Politecnico di Milano in collaborazione con UnipolTech1: è in grado di stimare il rischio urbano analizzando direttamente le immagini della rete stradale, integrate da dati telematici sulle frenate brusche, registrate attraverso i black box in abitacolo. Invece, l’obiettivo del Mit Senseable City Lab è stato quello di analizzare la relazione, a parità di limite di velocità, fra disegno della sede stradale e velocità media tenuta dai veicoli. Detto che nei 40 centri urbani interessati dai nuovi limiti c'è stata una positiva riduzione degli incidenti (-23%) e dei danni alle persone  (-37% morti e -38% feriti), la ricerca ribalta una convinzione diffusa: la sola riduzione dei limiti di velocità non è sufficiente per rallentare il traffico. E i risultati presentati dalle amministrazioni locali che lo hanno già adottato e intendono farlo, non rispondono alla realtà: è la progettazione della strada a influenzare il comportamento dei guidatori, molto più della semplice segnaletica come spesso si sostiene. 

TRE CITTà DIVERSE

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Lo studio è partito a Milano, analizzando 51 milioni di punti di telemetria veicolare raccolti da UnipolTech, combinati con le immagini di Google Street View. La ricerca è stata successivamente estesa ad Amsterdam e Dubai per testare il modello in ambienti urbani eterogenei, tenendo conto delle sensibili differenze culturali, climatiche e infrastrutturali. I risultati hanno rafforzato il ruolo dei dati e dell’I.A. quali strumenti essenziali per progettare città più vivibili e a misura di cittadino, dimostrando che una mobilità realmente sostenibile si costruisce anche in base alla forma dello spazio urbano. "Questo studio conferma che cambiare il numero su un cartello non basta. Se vogliamo strade ancora più sicure, dobbiamo progettarle in modo che inducano intuitivamente i conducenti a rallentare. Un concetto noto da tempo ma oggi, grazie all’I.A. possiamo affrontarlo con strumenti quantitativi, fin dalla fase di progettazione" spiega il professor Carlo Ratti, direttore del Mit Senseable City Lab e membro del comitato di indirizzo The Urban Mobility Council. Ci ha colpito un dato della ricerca: i guidatori riducono la velocità di 2–3 km/h nelle zone a 30 km/h rispetto a strade simili con limite a 50 km/h a conferma che la segnaletica, da sola, ha un impatto limitato. Era prevedibile ma a dirlo si passava per reazionari, invece è la verità.

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