L'analisi di tempi e passo gara nelle FP2, nonostante l'evoluzione naturale della pista di Città del Messico, sembra per ora dare una fotografia esatta di come i top team si stiano preparando alla battaglia in qualifica
Paolo Filisetti
25 ottobre - 12:38 - MILANO
Le prime due sessioni di prove libere del GP del Messico, proprio per il tracciato caratterizzato da una forte evoluzione soprattutto a livello di grip del manto di asfalto, non possono essere considerate indicative delle prestazioni assolute, di quelle che si vedranno in qualifica a livello di tempi sul giro e parzialmente della consistenza dei passi gara, ma danno comunque una fotografia molto precisa di come le varie monoposto si sono adattate alla pista e alle specifiche condizioni in altura di Città del Messico.
altitudine e prestazioni f1
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L’elemento che più di qualsiasi altro caratterizza questo weekend è la rarefazione dell’aria che impatta in modo sostanziale sul raffreddamento, sulla potenza erogata dalle PU, ma soprattutto sull’assetto delle vetture. È stato quindi interessante analizzare i vari run dei quattro top team per delineare quello che dopo la FP2 pare essere lo stato di forma delle rispettive monoposto. Considerando che ai 2mila metri di Mexico City la configurazione da massimo carico - che sarebbe usata a Monaco o Budapest per intenderci - produce in realtà il 60% del carico sviluppato a livello del mare.
red bull
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È subito apparso lampante come dopo una fase di verifica effettuata con ampio utilizzo di flow viz, per valutare l’andamento dei flussi aerodinamici nella parte inferiore delle fiancate e successivamente in uscita dal profilo principale dell’ala posteriore, la Red Bull RB21, sia risultata la monoposto meglio equilibrata in ogni sezione del circuito, consentendo ai tecnici del team di adottare un setup puntato sull’avantreno (cioè con l’anteriore che ha un inserimento preciso in curva), prediletto da Verstappen, senza incorrere in un eccessivo conseguente alleggerimento del retrotreno in uscita di curva. La RB21 sta confermando quanto gli sviluppi introdotti da Monza abbiano corretto i difetti di questa monoposto, in particolar modo il sottosterzo cronico che ne limitava le prestazioni nella prima parte della stagione.
ferrari
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Buone notizie anche dalla Ferrari, dove la rarefazione dell’aria è stata colta come un’opportunità per adottare senza il timore di eccessivi spanciamenti con il fondo e quindi consumo della tavola sottostante, un assetto molto basso a livello di altezze da terra. La SF-25 nel corso dell’anno ha sempre prediletto un setup radente il suolo per massimizzare la prestazione, trovandosi, per contro, molto penalizzata da altezze da terra maggiori. Per le rosse, al momento sembra essere meno valida la performance nel long run, ma è doveroso ricordare che l’evoluzione del tracciato già in FP3 dovrebbe ridurre il pattinamento degli pneumatici soprattutto posteriori, dando quindi un responso più circostanziato sul passo gara.
mercedes e mclaren
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La Mercedes W16, ottima soprattutto con Antonelli rispetto a Russell, mostra di godere di un’elevata efficienza in rettilineo, compensata da una minore agilità nel misto, ma non tale da pregiudicarne in modo rilevante la performance sul giro. Per quanto riguarda la McLaren, invece il giudizio è decisamente sdoppiato: Norris, pur soffrendo una vettura snappy, ovvero nervosa sia in inserimento che in uscita da alcune curve in accelerazione, è riuscito a gestire la MCL39. Il suo quarto tempo indica una certa difficoltà sul giro secco compensata però da un passo gara, ottenuto con le gomme soft, molto valido. Diversa la situazione per Piastri, perso nelle retrovie in difficoltà sia sul giro secco sia nel long run.










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